Il carattere orientato all’Ego secondo Rainer Funk

Negli scorsi articoli abbiamo esaminato una serie di formazioni di carattere sociale individuate da Erich Fromm nel corso della sua brillante analisi: quello autoritario, quello mercantile e quello narcisista. Dalla morte di Erich Fromm (avvenuta nel 1980) alla data odierna sono passati decenni, nei quali sono avvenuti una ampia gamma di cambiamenti a livello sociale e tecnologico. Uno su tutti è il cambiamento nelle tecnologie dell’informazione e della condivisione di dati, basata sullo sviluppo di Internet and del World Wide Web.

Nel 1980, se volevamo condividere informazioni con qualcuno, non erano disponibili Whatsapp, Facebook o telefoni cellulari. Non esistevano le e-mails. E, soprattutto, non esistevano i social media, che hanno introdotto una nuova dimensione alle relazioni interpersonali. In conseguenza a tutti questi cambiamenti, le necessità delle varie società esistenti a livello mondiale sono mutate, e, di conseguenza, sono mutate anche le strutture di carattere sociale necessarie al mantenimento e al perdurare di tali società. Nasce, in questo modo, il carattere orientato all’Ego, individuato da Rainer Funk (collaboratore di Erich Fromm nel corso degli ultimi suoi anni di vita e curatore delle sue opere) mediante la stessa metodologia utilizzata da Fromm.

Un’analisi molto interessante del carattere orientato all’Ego si può trovare nel seguente video (in lingua inglese) presente su Youtube, creato da Rainer Funk stesso:

Quali sono le principali caratteristiche del carattere sociale orientato all’Ego? Se esaminiamo le varie rivoluzioni degli scorsi decenni, un comune denominatore è l’abbattimento di limiti che, con le tecnologie precedenti, erano ritenuti insormontabili. Solo qualche decennio fa, immaginare di poter effettuare una video-chiamata con qualcuno dall’altra parte del mondo era ritenuto impensabile. I processi produttivi avvengono a scala sempre più ampia, in modo sempre più ottimizzato e sempre più veloce. Ecco che il superare i limiti nel mondo reale ha portato alla tendenza di introdurre tale atteggiamento anche nella propria visione del mondo e nell’atteggiamento verso di sé e gli altri; il carattere orientato all’Ego tende a creare nuove realtà (versione attiva) o partecipare (versione passiva) ad esse.

Quali sono quegli atteggiamenti che permettono di coltivare tale atteggiamento? La genesi (o la partecipazione) di/a nuove realtà richiede una certa dose di creatività, utile ad abbattere le barriere esistenti. L’emozionalità viene espressa con i mezzi che le nuove realtà digitali hanno creato: non ci capita, a volte, di cercare di trasmettere il nostro vissuto emotivo con un’emoji, che però non rappresenta a pieno quello che stiamo vivendo? Le relazioni, pilastro chiave del carattere orientato all’Ego, diventano importanti ma basate su di una socievolezza senza profondità, dove si desidera essere connessi ma non legati (in quanto il legame comporta dei limiti, che questa forma caratteriale vuole superare).

L’atteggiamento messo in campo verso la realtà esterna (in termini di creatività, espressione emozionale e relazioni) viene anche applicato verso la propria realtà interiore: i limiti della propria personalità vanno superati. Chi non vorrebbe essere sempre cooperativo, amichevole, motivato e orientato al risultato? Ecco che il carattere orientato all’Ego, vedendo se stesso come una forma d’argilla da rimodellare, tende ad utilizzare il materiale che lo aggrada e a trascurare quella serie di semi della natura umana più complessi da gestire, quali sono l’indivia, la gelosia, il conflitto, i sensi di colpa, e chi più ne vuole più ne metta. Ciò comporta che una buona dose dei propri poteri vengano de-attivati e rimpiazzati da atteggiamenti simulati, che non portano al pieno sviluppo della personalità.

Dopo aver parlato degli atteggiamenti verso la realtà esterna ed interna, non possiamo trascurare di parlare dell’atteggiamento verso quegli stessi mezzi che questa forma caratteriale crea. Abbiamo già visto, nell’analisi del concetto di attività, che le forze motrici interiori (o esteriori) che ci spingono ad agire sono di fondamentale importanza, nel determinare se tale azioni arricchiscano o meno l’espressione del nostro potenziale. Lo stesso vale per l’interazione con i mezzi tecnologici citati sopra: l’utilizzo dei mezzi di comunicazione odierni e l’utilizzo dei social media ci mettono in condizione di esprimere il nostro potenziale (e sono dunque, appunto, dei mezzi orientati a tale scopo), oppure la nostra interazione con tali strumenti lascia spazio all’azione di forza inconsce/meccanismi psicologici che fa sì che siano tali strumenti a controllarci (e a farci assumere un ruolo passivo)? Insomma, secondo l’analisi di Rainer Funk e di Erich Fromm, l’utilizzo di quello che la tecnologia ci mette a disposizione ha un effetto arricchente su di noi, sulla base di quanto venga utilizzato come mezzo per l’espressione delle nostre forze interiori, e di quanto si mantenga il focus sullo sviluppo del proprio potenziale umano (piuttosto che relegarlo come appendice di ciò che è stato creato).

A presto!

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