Tra tutti gli autori che hanno avuto un profondo influsso sul mio rapporto con la lettura, tra i primi posti c’è sicuramente Stefano Benni.
I suoi libri li ho divorati, uno dopo l’altro, alternando grandi risate a momenti di riflessione. Non c’è nulla di scontato nella scrittura di Stefano. Da un lato, si trovano un umorismo e una fantasia dilaganti, che donano leggerezza e sorrisi anche di fronte a temi non semplici. Dall’altro lato, non si può trascurare che il multiverso Benniano contenga delle critiche esplicite alla direzione in cui la società sta evolvendo. Piccoli paesini trasformati dalle autostrade vicine, le molteplici contraddizioni dell’essere umano, la contrapposizione tra chi tiene duro e va avanti tra le difficoltà, e l’insensibilità di certi individui che vogliono tutto per sé.
Il mondo fantastico di Elianto, la tragicità (affrontata con leggerezza) di “Achille Piè Veloce”, i racconti esilaranti de “Il bar sotto il mare”, le esperienze di Saltatempo, la profondità dei racconti de “La grammatica di Dio”, il critico viaggio nel futuro offerto da “Terra!”, l’incarnazione di alcuni archetipi umani in “Spiriti”: questo è solo un’infinitesimo di quanto la scrittura di Stefano ha da offrire, perché non esiste riassunto, elogio o analisi che possa racchiudere, in compiutezza, quello che Benni ha creato nella sua esistenza.
Nell’attesa che questo geniale autore venga studiato nelle scuole (la mia viva speranza è che, più prima che poi, accada), ci tengo ad esprimere il mio personale ringraziamento ad una persona che ha arricchito, senza se e senza ma, il panorama letterario italiano e mondiale.
Grazie, Stefano. Anche se non sei più tra noi, le risate e i pensieri suscitati dai tuoi scritti riecheggeranno nel tempo.
