Ciao! A distanza di qualche settimana dal tris di articoli relativi motivazioni che mi hanno spinto ad essere vegano, pubblico un nuovo articolo in merito! Nelle tre precedenti trattazioni ho esaminato i punti di vista etico, ambientale e salutistico. Oggi, vorrei affrontare un nuovo tema, che ho già citato in precedenza ma che a mio parere non ho sufficientemente sviluppato: la correttezza informativa.
Metto la foto di una rondine che vola, perché a mio parere testimonia quello che dovrebbe fare l’informazione: volare libera da una parte all’altra, in modo spontaneo. Personalmente, prima di iniziare ad informarmi sull’alimentazione, pensavo che in campo nutrizionale l’informazione fosse tale. Poi ho scoperto che in realtà, gran parte del mondo della nutrizione è governato da una serie di interessi di tipo economico e politico, come ormai un buon numero degli ambiti della società moderna.
Uno può giustamente chiedersi: scusa, le ricerche nutrizionali sono sviluppate e condotte sulla base del metodo scientifico, e in conseguenza dovrebbero fornire una serie di dati univocamente interpretabili. Come prima cosa, è importante notare che univocamente interpretabili non sono. Non perché siano brutti e cattivi, ma perché la scienza dell’alimentazione è basata su delle analisi di tipo probabilistico. In altri termini, possiamo affermare una certa cosa con un determinato intervallo di confidenza. La certezza assoluta non esiste: ancora oggi, non è possibile dimostrare in ottica deterministica la correlazione tra fumo e cancro ai polmoni. Possiamo dire che è altamente probabile che il fumo aumenti l’incidenza del cancro ai polmoni. Allo stesso modo, a livello alimentare non possiamo dire che un certo alimento sia sicuramente produttivo o sicuramente dannoso per la nostra salute. Possiamo solamente dire che ha un determinato effetto, con una determinata probabilità.
Fino a qui tutto ok: per quanto i matematici siano stati per molto tempo scettici sulla natura della probabilità, quando fu ideata per vincere ai casinò, con il tempo introdussero le loro definizioni assiomatiche, e la probabilità entrò a pieno potere nel metodo scientifico. Teniamo comunque conto che è necessaria una cosa: il buon senso.
Uno dei primi corsi che feci in università si chiama Sperimentazione Industriale, e parla dell’analisi statistica dei dati derivanti da misure sperimentali. Il professore, prima di parlare dei metodi di regressione, ci mise in guardia e ci disse di stare molto attenti: le correlazioni sono da fare seguendo criteri logici. Per riportare un contro-esempio, citò quanto avvenne in una cittadina. In determinati anni, vi fu un contemporaneo aumento delle nascite umane e del numero delle cicogne sul territorio. Se si volessero creare delle correlazioni senza alcun criterio logico, si potrebbe affermare che l’aumento del numero delle cicogne è collegato all’aumento delle nascite. E come sappiamo, i bambini non li portano le cicogne! La scienza infatti è riuscita a dimostrare i meccanismi chimici e fisici che portano alla nascita dei bambini sotto ai cavoli. Sto scherzando, sappiamo bene come nascono i bambini!
Questo esempio cosa vuole testimoniare? Vuole mostrare che, senza alcuna ipotesi giustificabile di base, non possiamo correlare dati seguendo il nostro istinto. Sicuramente questo non succede nella ricerca nutrizionale: ci sono ricercatori competenti e sanno come fare il loro lavoro. Il problema è che spesso si esamina la questione da una cornice troppo stretta. Ci si focalizza sulle singole reazioni chimiche, sui singoli meccanismi, senza indagare cosa un alimento (considerato nella sua completezza) può fare per l’organismo umano. Anche perché, diciamoci la verità: conosciamo moltissime cose sul corpo umano, e ve ne sono almeno altrettante (io penso siano infinitamente di più) che non conosciamo. In altri termini, ci sono tante vie metaboliche che non conosciamo, e possiamo dedurre che esaminare le singole reazioni chimiche dei singoli nutrienti è probabilmente restrittivo. Ci focalizziamo sui tasselli, ma perdiamo la prospettiva del puzzle.
Tutto quanto ho detto fin’ora mostra perché, a mio parere, in campo nutrizionale, vi sia tanta confusione. Ed è supponibile che tale confusione, in alcune circostanze, sia volutamente mantenuta. Far credere a molti membri della società quello che gli si vuole far credere è comodo. Molte ricerche scientifiche sono volutamente oscurate, perché sono scomode. Possono avere alte attendibilità scientifiche e probabilistiche, possono mostrare meccanismi ben fondati, ma se vanno contro lo status quo non sono finanziate. Insomma, la corrente linea di pensiero sembra che sia maggiormente interessata a uomini ricchi fuori e poveri dentro piuttosto che a persone pienamente informate e libere di scelta. Per questo motivo voglio fare un appello: informatevi. Io ho scelto di essere vegan, mi trovo bene e ritengo sia un eccellente stile di vita. Personalmente non voglio pilotarvi, perché l’importante è quello in cui credete voi. Diffondo molto felicemente quello in cui credo io, e in contemporanea ho ferma intenzione di rispettare quanto credete voi. Potete sviluppare le idee che preferite, non limitatevi al sentito dire. Si sentono dire tante cose, da fonti per niente autorevoli. Createvi un vostro punto di consapevolezza alimentare: leggete libri, indagate il più possibile, e fornitevi un punto di vista ampio del campo di ricerca. E scoprite quello che è meglio per voi. Ve lo meritate
Un pensiero riguardo “Perché Vegan? Un punto di vista sulla correttezza informativa”