Voglio raccontarvi una cosa interessante. Alcuni di voi sanno che in occasione della festa di san Valentino io divento una specie di eroe nazionale. È veramente una cosa meravigliosa essere associato all’amore, quindi non mi lamento. Ricevo telefonate da ogni parte del nostro paese che mi chiedono di partecipare a trasmissioni televisive e di concedere interviste ai giornali. Vengono a intervistarmi i redattori delle riviste. Per un giorno all’anno divento un eroe. Ma mi rattrista che dobbiamo designare un giorno per ricordare a tutti di amarsi. È un po’ come designare la Giornata della Mamma. Ogni giorno dovrebbe essere la Giornata della Mamma. Ogni giorno dovrebbe essere la Giornata della Sorella, la Giornata del Fratello, la Giornata della Nonna, la Giornata di Zio Louie. Le giornate di questo e di quello sono utili se servono a ricordarcelo.
Io mi diverto un mondo ad osservare la reazione della gente alla festa di san Valentino. Vicino a casa mia c’è un grande centro commerciale; così ci sono andato a comprare biglietti per le mie segretarie e per le mie amiche. Volevo scegliere qualcosa di veramente speciale, e perciò stavo impiegando parecchio tempo. Ma stavo anche osservando il comportamento umano.
Ho visto un uomo arrivare a passo di carica a quel bellissimo banco tutto pieno di cuoricini rossi, di tante cose sorridenti e di cartelli con la scritta «Amore». Ha incominciato a cercare tra i cartoncini, come un matto. E continuava a dire «Accidenti!». Era venuto a comprare un cuore per sua moglie. Quando si è deciso ha detto: «Che scocciatura! Ma perché dobbiamo farlo?».
E io ho detto: «Allora, perché lo fa?».
E lui: «Come, perché lo faccio? Se non lo faccio, mia moglie mi ammazza».
Dopo qualche minuto è entrata una ragazza molto giovane e mi ha sorriso. Io le ho detto: «Buona festa di san Valentino». E lei: «Sa perché sono qui? Non ci crederà, ma il mio principale mi ha mandata a comprare una “Valentina” per sua moglie». E ha soggiunto: «Diamine, le assicuro, se mio marito mandasse un’altra donna a comprare un bigliettino per me, lo ucciderei». Ecco, ero in mezzo ai cuori e ai pegni d’amore e in cinque minuti avevo già sentito parlare per due volte di intenzioni omicide! E all’improvviso ho capito perché me ne vado in giro a parlare di «scegliere l’amore» e di «scegliere la vita».
[Leo Buscaglia – Vivere, amare, capirsi]