In queste ultime settimane mi sto rendendo conto sempre maggiormente dell’illusione del nostro senso di separazione.
Mi spiego meglio. In quanto esseri umani, a volte ciascuno di noi sperimenta dei momenti di fragilità, e cerca al di fuori di sé delle risorse che invece giocano a nascondino dentro di lui. In questi momenti spesso ci sentiamo disarmati e non in grado di affrontare le sfide che la vita ci pone: è come se il mondo ci fosse contro. O meglio, abbiamo la percezione che sia così.
Ci sentiamo distanti da altre persone, e proiettiamo i nostri rancori verso l’esterno, creando conflitti dentro di noi e nelle nostre relazioni.
Capita purtroppo frequentemente di vedere liti, comportamenti disonesti e atteggiamenti ostili a una pacifica convivenza tra noi esseri umani e il fantastico mondo che ci ospita. È come se ognuno di noi corresse da solo, per la propria vita e per il proprio successo. Gli altri sono personaggi della storia, che ci possono dare qualcosa se noi diamo in cambio qualcosa a loro; ovvio, a patto di non rimetterci e di non fare in modo che siano loro a guadagnarci e noi a perderci.
Una matrice di comportamento come quella che ho descritto nasce da alcuni pensieri promotori di base: il mondo è abitato da entità separate, e non c’è abbastanza per tutti.
La carenza di risorse che a molti sembra reale è frutto di un pensiero. Forse è carente la nostra capacità di vedere e di produrre in modo oculato tali risorse: questo è un altro discorso. Basti pensare al settore alimentare: molte persone muoiono di fame, mentre un’alta percentuale della popolazione mondiale è sovralimentata, con conseguenti problemi di salute. Non si dica che questa situazione è in atto per carenza di risorse: è semmai in atto per carenza di empatia, e per uso improduttivo di beni materiali.
Proprio da questa riflessione vorrei collegarmi all’altro pensiero promotore: la separazione tra gli esseri. Se vediamo le persone e gli altri esseri viventi come entità separate dalla nostra, è possibile che la percepita carenza di risorse ci mette in condizione di vivere gareggiando. Non essendoci abbastanza per tutti, qualcuno deve vincere e qualcuno perdere. La vita si trasforma così in una gara in cui ognuno vuole vincere, e in cui il mezzo è giustificato dal fine.
Come cambierebbe la vita di ciascuno di noi se basassimo le nostre azioni sui seguenti pensieri promotori?
- Siamo tutti uno, e nel benessere altrui vediamo il riflesso del nostro benessere e della crescita collettiva.
- Ci sono abbondanti risorse e ognuno di noi può essere pienamente felice.
Con questi pensieri, a mio parere, la vita di ciascuno di noi cambierebbe. Non sarebbe più possibile fare del male agli altri, perché comprenderemmo che ferire un altro equivale a ferire se stessi. Far del male ad un’altra persona equivale a fare del male a sé, dal momento che viviamo dentro di noi il riflesso di quello che diamo. Non ci sarebbero più competizioni aggressive e istinti a primeggiare. Ognuno godrebbe della propria vita e aiuterebbe gli altri a fare altrettanto, consapevole del fatto che ciascuno di noi può ottenere quello che più desidera.
Ti invito a riflettere su quali pensieri promotori vuoi basare la tua vita. Sceglili bene, in modo tale che ti siano di pieno appoggio nell’affrontare in modo produttivo ed ecologico la tua realtà 🙂 !
Un abbraccio,
Mattia
P.S. : Letture consigliate sul tema dell’unione tra le persone
Vivere, Amare, Capirsi (Leo Buscaglia)
Amore (Leo Buscaglia)
Nati per Amare (Leo Buscaglia)
La coppia amorosa (Leo Buscaglia)
L’arte della felicità (Dalai Lama)
Conversazioni con Dio, libro primo (Neale Donald Walsch)
Conversazioni con Dio, libro secondo (Neale Donald Walsch)
Conversazioni con Dio, libro terzo (Neale Donald Walsch)
Il Potere di Adesso (Eckhart Tolle)