Ciao a tutti! Oggi tratteremo un tema molto importante: il ciclo del successo (o dell’insuccesso)! Tale ciclo risulta essere un modello, il cui intento è quello di descrivere i passaggi che conducono ad un determinato risultato! Lo si trova nella gran parte dei libri di crescita personale, e quest’oggi mi concentrerò su quello proposto nel capitolo 4 del libro “Come ottenere il meglio da sé e dagli altri”, di Anthony Robbins. Il presente modello è composto essenzialmente da quattro tasselli, interconnessi tra di loro: convinzione/atteggiamento, potenziale, azioni, risultati. Esaminiamo ciascuna di queste aree, e vediamo il modo in cui è interconnessa alle altre.
- Atteggiamento/convinzioni: il presente argomento è già stato trattato nel post “Le sette menzogne del successo”, e sarà ora ri-trattato in modo funzionale alla comprensione del modello. Ciascuno di noi, nel corso della sua esistenza, elabora una serie di idee relative a se stesso, agli altri e all’ambiente che lo circonda. Possiamo denominare tali idee opinioni, e risultano essere il modo in cui la nostra soggettività giudica noi e l’ambiente circostante. Se a tali opinioni conferiamo una forte carica emotiva, si trasformano in convinzioni/credenze. In questo modo, quelli che erano dei giudizi, si trasformano in dei filtri, con lo scopo di cogliere quegli elementi della realtà che rafforzano le convinzioni stesse. A meno che notiamo che sono filtri e li vediamo in quanto tali: il problema è che spesso portiamo lenti colorate senza neanche accorgercene! Ci nutriamo dunque delle “nostre” stesse convinzioni, e tendiamo a rafforzarle. Il nostre è messo tra virgolette dal momento che spesso ricaviamo inconsciamente le convinzioni dall’ambiente circostante, e dunque riempiamo la nostra “mappa del mondo” di tasselli che non sentiamo pienamente nostri. Dalle convinzioni nasce un determinato atteggiamento, nei confronti di un compito a cui assolviamo. Se ad esempio penso “In italiano sono un asso”, o se penso “In italiano sono una schiappa”, il mio atteggiamento nei confronti dell’azione “compiti di italiano” sarà completamente diverso, in quanto influenzato dalle mie credenze. Nel primo caso, potrei comportarmi come il “bomber della grammatica” e avventurarmi tra i compiti come Ciccio tra le torte di Nonna Papera. Nel secondo caso sarei invece riluttante alla sola idea di fare i compiti.
- Potenziale: Sulla base delle convinzioni che assumiamo, si sprigionano in noi potenziali del tutto diversi. Se siamo orientati a credere nelle nostre capacità, ci sentiremo a nostro agio e saremo pronti ad affrontare la sfida con la reale capacità di superarla e di trarne insegnamento. Se siamo orientati a credere che valiamo poco, le nostre risorse inconsce non emergono e rimaniamo ancorati alla nostra credenza limitante: sviluppiamo delle capacità affini alle nostre credenze.
- Azioni: Mediante il potenziale derivante dalle nostre credenze, mettiamo in atto delle specifiche azioni (es. fare i compiti, giocare a calcio, cucinare, smacchiare i giaguari, etc. etc.)
- Risultato: Dalle azioni intraprese derivano dei risultati, che possono essere affini o meno al nostro intento iniziale.
Che cosa è importante notare in tutto questo? I quattro elementi citati vanno ad interagire tra di loro per creare una spirale di successi o di mancati successi. Vediamo subito un esempio pratico. Ammettiamo che io abbia la convinzione “In cucina sono un disastro”. Da questa convinzione, che potenziale può emergere? Pensate che io vada in cucina euforico, e mi metta a cucinare fischiettando allegramente? Probabilmente no. La mia convinzione lascerebbe emergere un atteggiamento remissivo, con basso potenziale associato! Da tale potenziale, che azioni potranno derivarne? Forti e motivanti? Probabilmente no. E i risultati? Beh, lasciamo pure ad altri il compito di assaggiare quanto abbiamo preparato! E questo risultato come incide sulle nostre convinzioni? Potremmo essere portati a pensare: «Cosa dicevo, sono proprio uno schifo in cucina…». E in questo modo la convinzione negativa si rafforza, e il circolo diventa orientato al mancato raggiungimento dei risultati sperati. Se invece ribaltassimo questo circolo, potremmo fare in modo di dirigerci sull’onda del successo e di fare in modo che si auto-alimenti! In altri termini, potremmo mettere in atto quanto segue: “A cucinare sono un drago” (convinzione), dunque vado in cucina e mi impegno al massimo (potenziale), metto in atto azioni coerenti con il mio potenziale (azioni) e ottengo buoni risultati (risultati). E questi buoni risultati accrescono la mia autostima sul saper cucinare! Da cosa nasce il cambiamento? Uno dei metodi più funzionali corrisponde a quello di intervenire sul proprio senso di identità e sulle proprie credenze. Come dice Stephen Covey, le dinamiche personali ed interpersonali si basano sul principio Inside-Out: per cambiare quello che sta fuori di noi (risultati), dobbiamo prima cambiare quello che sta dentro (credenze). Investire su noi stessi è il più grande investimento che possiamo mettere in atto.