NON pensare all’orso bianco

Ciao a tutti! Nel post di oggi esamineremo una parolina che abbonda nel dialogo: non. Prima di iniziare, permettetemi di farvi una domanda. Era bello l’orso bianco a cui avete pensato?

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Se volete, riportate pure la risposta nei commenti 🙂 ! Il dato che è interessante osservare è che la vostra mente, anche se per una brevissima frazione di secondo, si è immaginata l’orso, seppur nella frase sia presente una negazione che suggerisce di evitare tale immagine. Perché succede questo? Cerchiamo di dare una risposta. Premetto che non sono un grande conoscitore dei meccanismi fisiologici sulla cui base funziona la mente umana, seppur è mia intenzione approfondirli in futuro. Per ora mi limiterò a dare una spiegazione legata alla seguente domanda: come facciamo a conoscere quello che sappiamo? Vi è un’intera disciplina che si occupa di questo argomento, ed è la gnoseologia. Nei paesi di lingua inglese, spesso viene usato il termine epistemologia come sinonimo di gnoseologia: nelle successive trattazioni, utilizzeremo questa parola! Nella PNL (Programmazione Neuro Linguistica) vi è uno studio approfondito della epistemologia, nel quale ci addentreremo in futuro (quando avrò conoscenze più specifiche in merito)! Per ora, ci basta tenere in considerazione il fatto che la nostra mappa del mondo, con la quale ci orientiamo nella realtà quotidiana, è costruita sulla base dei 5 sensi! I 5 sensi sono legati ai seguenti canali, denominati appunto canali sensoriali:

  • Visivo (V)
  • Auditivo (A)
  • Tattile, indicato in PNL come Cenestesico (K). Comprende l’insieme delle sensazioni interne (o basate su stimoli esterni) che prova una persona.
  • Olfattivo (O)
  • Gustativo (G)

Qualsiasi rappresentazione che possiamo costruire all’interno della nostra mente, è basata sui 5 sensi ora citati. Una cosa molto importante da notare è che nessuno di questi 5 sensi conosce la parola “NON”. Cosa vuole testimoniare questa affermazione? Ha l’intento di esplicare come le strutture linguistiche createsi in ambiente umano non sempre rispettano il reale funzionamento della mente umana. Non sto dicendo di cancellare la parola NO e la parola NON dal dizionario. In molti contesti comunicativi sono a noi utili. I problemi iniziano a nascere quando utilizziamo in modo improprio le due parole citate a livello personale, ossia nel dialogo con noi stessi. Il cervello umano ha una meravigliosa caratteristica: sviluppa una serie di capacità e di abilità sulla base della direzioni verso cui una persona decide di dirigerlo. Se voglio imparare a giocare a tennis, dovrò inizialmente riprodurre consciamente una serie di movimenti e di azioni, che poi passeranno gradualmente a far parte del mio bagaglio inconscio di capacità. Le prime volte in cui una persona cerca di guidare un’automobile, è un casino! E’ sottoposta ad una serie di stimoli che difficilmente riesce a gestire a livello conscio! Per questo motivo, alle prime lezioni di scuola guida, si possono notare casi in cui la macchina salta in giro come un canguro, per strane combinazioni di utilizzo di frizione e acceleratore: i due stimoli non sono ancora associati a livello celebrale. Con il passare del tempo, il cervello crea una serie di connessioni neuronali, con il fine di gestire al meglio e inconsciamente i vari comportamenti da utilizzare in un determinato contesto. Riassumendo: se diamo una direzione al cervello, lui la intraprende. E la intraprende anche alla grande, in quanto ha un’altissima capacità di elaborare i dati fornitegli. Spesso elabora dati anche quando non ci pensiamo consciamente. Quante volte è capitato a ciascuno di noi di non ricordare il nome di un attore o di un giocatore di calcio. Qualche ora dopo, mentre non ci stavamo pensando, come per magia il cervello ci da la risposta, in quanto ha continuato ad elaborare le informazioni a livello inconscio. Ok, ok, ma cosa c’entra tutto questo con il non? Purtroppo ha delle implicazioni molto forti! Se vogliamo appoggiare correttamente un bicchiere sul tavolo, e diciamo a noi stessi «Non rovesciarlo!», la prima immagine che ci balza alla mente inconsciamente è quella del bicchiere che si rovescia. E visto che il cervello la immagina, mette in atto una serie di accorgimenti per raggiungere quello scopo. E’ per questo principio che spesso raggiungiamo mete che non volevamo raggiungere: è importante dirigere il cervello verso lo scopo desiderato, non lontano da ciò che si vuole evitare! Questa serie di pensieri ha delle implicazioni molto importanti nella stesura degli obiettivi personali. Una caratteristica di quelli che in PNL vengono denominati “obiettivi ben formati” è che siano espressi in positivo, ossia che siano relativi ad un percorso che vogliamo realmente intraprendere, e che non siano relativi ad una strada che vogliamo invece evitare! Stiamo dunque molto attenti a questa parolina magica, quando parliamo con noi stessi e quando parliamo con altri: avviciniamoci a quello che vogliamo, invece che allontanarci da quanto non vogliamo!

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