Whole: Rethinking the Science of Nutrition

Ciao a tutti! Oggi vorrei parlarvi di alimentazione, riassumendo i contenuti un libro che ho finito di leggere oggi stesso! Il titolo di questo libro è “Whole: Rethinking the Science of Nutrition”, ed è stato scritto da T. Colin Campbell e Howard Jacobson.

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Nel caso abbiate già letto i precedenti post sull’alimentazione vegana, vi siete sicuramente imbattuti in T. Colin Campbell, che ho citato a proposito degli effetti salutistici di tale scelta alimentare. Diciamo che non è un novellino del campo alimentare: riveste il ruolo di “Jacob Gould Schurman Professor Emeritus of Nutritional Biochemistry” alla Cornell University, è stato autore e co-autore di più di 300 ricerche professionali in ambito nutrizionale, ed è stato inoltre co-autore di numerosi rapporti politici sulla correlazione cibo-salute. Nel suo precedente libro, “The China Study”, insieme alla collaborazione del figlio Thomas M. Campbell II, ha voluto mettere in luce gli esiti scientifici del più grande studio condotto sulla correlazione tra alimentazione e patologie. Tale studio, denominato appunto “Studio Cina” (in quanto si è svolto principalmente tra le zone rurali della Cina, ove l’alimentazione è rimasta legata alle tradizioni), in unione con un’ulteriore ampia gamma di ricerche, mette in luce come l’alimentazione statisticamente più favorevole per il benessere umano sia la “WFPB diet”. Per WFPB si intende Whole-Food Plant Based: in altri termini, una dieta basata su cibi di origine vegetale, consumati allo stato il più vicino possibile a quello naturale, con aggiunte nulle o minime di oli, sali e carboidrati raffinati (quali zucchero e farine bianche). E’ molto importante mettere in luce il fatto che Colin Campbell stesso non definisce la dieta da lui promossa vegana: le due diete sono assolutamente compatibili, in quanto la dieta WFPB è vegana. Non vale però il contrario: una persona può essere vegana mangiando tutto il giorno patatine fritte e cioccolato fondente, e ciò non corrisponde ad una scelta ottimale.

All’interno del libro “The China Study”, Campbell mette in luce le motivazioni scientifiche e salutistiche legate all’adozione di uno stile alimentare basato sulla WFPB diet. Cosa lo ha spinto a scrivere il libro Whole? La forza propulsiva è il tentativo di rispondere alla domanda: se vi sono marcate evidenze scientifiche sul fatto che la WFPB diet è la migliore per l’uomo, perché non è adottata ampiamente nella società attuale? Tenterò di riassumere il contenuto del libro, così da dare maggiori informazioni di valutazione a chi fosse intenzionato a leggerlo. Il libro in questione è uscito recentemente (a Maggio di quest’anno) e dunque non è ancora stato tradotto in italiano: spero che tale traduzione sia effettuata nel più breve tempo possibile.

Il libro è suddiviso in IV diverse parti, che saranno ora trattate indipendentemente, in modo da mettere in luce i concetti emergenti da ciascuna di esse.

  • La parte I è denominata “Enslaved by the system”: all’interno di questa sezione, l’autore mette in luce il cammino che lo ha condotto a rivedere completamente l’idea che aveva di nutrizione ottimale. Quando Campbell finì il dottorato di ricerca, aveva salda l’idea che le proteine di origine animale fossero la pietra miliare della salute umana. Lui stesso è cresciuto in una fattoria, a stretto contatto con gli animali, e bevendo ogni giorno grandi quantitativi di latte. Il suo percorso “rivoluzionario” iniziò quando andò a studiare come poter compensare lo scarso apporto proteico in alcune zone povere delle Filippine. La scelta ricadde sulle noccioline, un alimento vegetale discretamente proteico. In tale circostanza, dovette studiare un potente agente cancerogeno: l’aflatossina (AF), prodotto naturalmente nelle noccioline dal fungo Aspergillus Flavus (nel caso in cui venivano mal conservate). Tale agente crea degli addotti con il DNA, andando a promuovere delle mutazioni genetiche, le quali possono essere dei precursori per lo sviluppo del cancro. In questo studio, notò una cosa sorprendente: i bambini che nelle Filippine erano maggiormente soggetti al cancro erano quelli proveniente da famiglie ricche, all’interno delle quali si mangiavano quantitativi non trascurabili di proteine di origini animali. Contemporaneamente, si imbatté in una ricerca condotta in India. Dei ricercatori presero due campioni di topi, ai quali somministrarono un’alta dose di aflatossina. Ad un primo gruppo, somministrarono una dieta basata su un alto quantitativo di caseina (proteina del latte), e al secondo una dieta basata su un basso quantitativo della medesima proteina. I risultati, statisticamente significativi, mettevano in luce come la dieta contenente alti quantitativi di caseina promuovesse il cancro in modo marcato. Colin Campbell ripeté l’esperimento, ottenendo la stessa (se non superiore) significatività statistica. Queste considerazioni lo condussero allo sviluppo dello Studio Cina, nato dalla collaborazione tra Cornell University, Cambridge University e il dipartimento di medicina preventiva di un’università cinese. Per chi volesse maggiori dettagli sui risultati dello studio, può leggere “The China Study”, edito in Italia da Macrolibrarsi.
  • Nella seconda parte, denominata “Paradigm as a Prison”, Campbell mette in luce come nel mondo della ricerca nutrizionale stia emergendo sempre maggiormente il paradigma del Riduzionismo, a danno di quello che Campbell chiama “Wholism”. Le credenze, come abbiamo visto nelle trattazioni sulla PNL, si comportano da filtro ed impediscono spesso di esaminare altri modi per vedere la realtà. In particolare, nella ricerca alimentare, si sta sviluppando sempre maggiormente la tendenza ad esaminare i meccanismi e i dettagli biomolecolari, e l’effetto sulla salute dei singoli nutrienti contenuti negli alimenti. Secondo Campbell, in questo modo si rischia di perdere di vista il quadro più generale della situazione. L’alimentazione è un fenomeno estremamente complesso, nel quale entrano in gioco moltissimi nutrienti, una grandissima quantità di enzimi e coenzimi e una serie di condizioni operative non sempre costanti. Vi sono molte più vie metaboliche a noi sconosciute rispetto a quelle che conosciamo, e in sistemi così complessi non sappiamo dire con esattezza cosa succede. Dunque, per quanto concentrarsi sui dettagli possa essere importante per sviluppare le nostre conoscenze e i nostri modelli della realtà, risulta essere un approccio poco produttivo e fine a se stesso, nel caso in cui non si prosegua ad esaminare la situazione nella sua complessità ed interezza. Nella società moderna è spesso esaltata l’importanza dei singoli macro e micro nutrienti (vitamina C, E, calcio, ferro, proteine, carboidrati), senza tener conto del fatto che il corpo sa autoregolarsi e sa assumere quanto ha maggiormente bisogno (a patto che gli venga fornito). Da questo approccio riduzionista emergono una serie di ricerche spesso contrastanti tra di loro, in quanto l’attenzione sui singoli nutrienti non promuove una comprensione globale dell’effetto che il cibo (considerato con tutti i suoi nutrienti, assunti in contemporanea) ha su di noi.
  • Nella terza parte, denominata “Subtle Power and Its Wielders”, Campbell mette in luce le motivazioni sociali che sono interessate a mantenere lo status-quo. In particolar modo il campo industriale, finanziatore di ricerche di enti pubblici e privati, è maggiormente interessato al proprio profitto che al benessere della popolazione. Per questo motivo il rigoroso metodo scientifico, che si dovrebbe usare nelle ricerche, è spesso messo da parte quando si tratta di commentarne i risultati: alcune cose vengono accettate (in particolar modo se si può creare una pillola, poi vendibile come integratore o farmaco), altre vengono oscurate, nel caso in cui non promuovano l’interesse finanziario delle società che finanziano le ricerche. In tutto questo, Campbell non è mai critico con medici, infermieri, ricercatori, farmacisti e altre figure professionali del mondo scientifico: sa benissimo che sono spinti ad agire da una forte motivazione etica e con il reale intento ad aiutare le persone a stare meglio. Il reale problema sono gli input societari ed economici che stanno dietro il mondo scientifico: è molto più conveniente a livello economico promuovere ricerche che permettono di esaltare farmaci, aspetti genetici o integratori. In questo modo viene tolto alle persone il potere di influire sulla propria salute, con il metodo più forte e significativo che abbiamo a nostra disposizione: l’alimentazione.
  • Nella quarta parte, chiamata “Final Thoughts”, Campbell riassume i contenuti del libro e invita le persone a costruirsi la propria strada di consapevolezza alimentare, modificando la società dalle radici, in modo che possa dare nuovi frutti.

Vorrei concludere il riassunto di questo libro riportando una citazione presente nell’ultimo capitolo. Non c’entra con l’alimentazione, mi è piaciuta molto, e vorrei condividerla con voi:

If a little bird were to take a grain of sand in its beak from the seashore and somehow manage to fly it to the furthest quasar in the universe, and if it returned and repeated the process until all the sand of the oceans both from the beaches and the bottom were gone, eternity would be just beginning.

[Anonymous, written on the wall of Maté Factor Café, Ithaca Commons, NY]

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