Integratori = pillole magiche?

Ciao! Questa sera vorrei parlare ancora del libro “Whole: Rethinking the Science of Nutrition”! In particolar modo, vorrei soffermarmi su un suo capitolo, denominato “Reductionist Supplements”. In tale capitolo, Colin Campbell esamina il modo in cui le ricerche nutritive di impronta riduzionista promuovano la sempre maggiore vendita di integratori alimentari. Nell’anno 2008, le vendite mondiali di integratori alimentari sono state stimate attorno al valore di 187 miliardi di $. L’interesse economico ha permesso la diffusione dell’idea secondo la quale composti chimici estrapolati dal loro contesto nutritivo e dall’alimento di cui fanno parte siano buoni come (o migliori) dell’alimento di partenza. La verità: la maggior parte degli integratori alimentari non si schiera a favore della nostra salute, e rischia addirittura di farci del male.

Immagine

Un interessante studio che promuove questa tesi, e che può aiutarci a comprendere l’importanza di considerare gli alimenti nel loro intero, è stato svolto dal Dr. Rui Hai Liu. Secondo tale studio, l’attività della vitamina C in 100 grammi di mela risulta essere 263 più potente della stessa quantità di vitamina C considerata da sola. Questo può farci intuire come il processo di nutrizione sia profondamente “wholistic”: il nostro corpo interagisce con un determinato nutriente tenendo in considerazione gli altri nutrienti ingeriti con esso. Come può essere spiegata l’evidenza riscontrata dal Dr. Liu? La risposta può essere ricercata in un’alta serie di antiossidanti presenti all’interno delle mele, i cui effetti sono simili a quelli della vitamina C. Questa risposta può essere di difficile accettazione da parte di coloro che ragionano prevalentemente con un’ottica riduzionista. In altri termini, un riduzionista tenderebbe a cercare di comprendere quali sono i nutrienti della mela che permettono il mantenimento di una buona salute, senza ammettere che possa essere la mela considerata nella sua interezza e complessità ad essere il baluardo dello star bene. Secondo un’ottica riduzionista, deve esserci una parte della mela che è responsabile dei suoi effetti benefici. Cosa di più comodo e produttivo di riconoscere tali sostante, estrarle (o ancora meglio, produrle per via sintetica organica) e venderle in comode pillole, facilmente assumibili? Con una buona propaganda di mercato, e la bandiera dell’interesse per la salute delle persone, il risultato è assicurato.

Concentriamoci ora su tre particolari nutrienti, che sono entrati nella comune ottica di integrazione.

Il primo di questi è la vitamina E. Uno studio del 1993 trovò un’associazione tra alti livelli di vitamina E nel sangue e minore incidenza dei principali eventi coronarici. La vitamina E misurata in questo studio derivava da fonti alimentari, non da integrazione. I risultati di questo studio furono messi in evidenza in modo erroneo: si estrapolarono i risultati, andando ad affermare che “bassi livelli di vitamina E nel sangue possono condurre a eventi coronarici” (cosa difficile da dire, in quanto lo studio era stato attuato per cercare delle associazioni e non una correlazione causale), e che “supplementi di vitamina E possono ridurre il rischio di eventi coronarici”. Come dice Campbell nel libro, pur ammettendo che la vitamina E possa essere una valida alleata della nostra salute, privarla dal suo contesto nutritivo è come inviare un generale in guerra senza le proprie truppe. L’attività di vitamina E può essere infatti influenzata da un’alta serie di ulteriori nutrienti, presenti naturalmente all’interno dei cibi che mangiamo. Una volta che l’integrazione di vitamina E prese piede, furono effettuati ulteriori studi per dimostrarne l’efficacia. I risultati? Molti affermano che gli integratori di vitamina E non riducono il rischio di malattie cardiovascolari, cancro, diabete, cataratta e “chronic obstructive lung disease”. Sebbene delle assunzioni di integratori di tale vitamina possano essere utili per alcuni, ciò non è valido per la maggior parte della popolazione. Anzi. Uno studio condotto su oltre 300000 soggetti mette in luce come tali integratori possano incrementare il rischio di morte prematura.

Il secondo sono gli acidi grassi Omega-3. Messi insieme 89 studi condotti su tale nutriente (un numero di studi per nulla basso) si può notare come i grassi omega-3 non hanno chiaro effetto sulla mortalità, eventi cardiovascolari o cancro. Inoltre, in uno studio su oltre 200000 persone, e durato oltre 15 anni, si è messo in evidenza come l’assunzione di integratori di omega-3 potessero promuovere maggiormente l’insorgenza del diabete di tipo-2 (è da notare che tale associazione ha un’alta probabilità di essere realmente esistente, e non dovuta al caso). Riassumendo, gli studi effettuati a breve termine e relativi a specifici marcatori hanno messo in luce un’importante ruolo dell’assunzione di tali acidi grassi. Gli studi a lungo termine hanno smentito ciò.

Il terzo è il beta-carotene. Anche in questo caso, è stato messo in luce come l’assunzione di integratori di questa sostanza potesse promuovere la morte prematura, con una significatività tale che lo studio fu sospeso per prevenire ulteriori morti.

La reazione delle industrie che producono integratori qual è? Risulta essere rendere sempre maggiormente stringente il pensiero riduzionista. Ci si concentra su altre sostanze sintetizzabili, che possano avere meno effetti collaterali, invece che riconoscere l’importante effetto degli alimenti considerati nella loro interezza.

Vorrei concludere questa trattazione con le parole stesse di Campbell:

“ Please understand: I’m not saying that there is not benefit for some people for some supplement preparations, especially when the chemical composition of the supplement begin to approximate the composition of whole plant, as in some dried herbal compounds. These products may be helpful under some conditions for certain people. But for me, the burden of proof is on those who make such assertions, and by “burden of proof” I mean objective research findings that pass the test of peer review. It is not appropriate to propose or even infer that these “natural supplements” are the best health option without also making clear that the routine consumption of whole, plant-based foods-from whence these products came-will produce far better health at a far cheaper price”

Pubblicità

Un pensiero riguardo “Integratori = pillole magiche?

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...