Il termine studente è ormai obsoleto, a mio parere. È stato collegato a troppi ricordi poco piacevoli: noiose ore passate sui libri, infiniti compiti da fare e preparazioni frequentemente finalizzate all’ottenere un voto sul libretto. Frequentemente, quando si chiede a qualcuno cosa fa nella sua vita e la persona in questione risponde “sono uno/a studente”, quest’ultima parola è pronunciata con poca convinzione e poca impersonificazione. Come se fosse un vestito che qualcuno ha detto che bisognava mettere, ma che non si sente proprio.
Che percentuale di studenti, alle superiori e all’università, studia perché lo desidera? Che percentuale di studenti studia orientata verso quello che sta apprendendo, invece che verso la finalità di quello che sta apprendendo (prendere un voto, sentirsi dire “bravo/a”)? Che percentuale di studenti ha sviluppato delle convinzioni positive sulle proprie capacità e sulla possibilità di essere uno studente eccellente?
Gli studenti recepiscono quanto gli viene trasmesso. Se una gran parte degli studenti è poco motivata, la causa è da ricercarsi nel sistema che gli trasmette la conoscenza. Di conoscenza sicuramente ne trasmette: quello che manca spesso è il trasferimento dell’atteggiamento verso la conoscenza. Quello che spesso manca è l’entusiasmo nel comprendere nuovi concetti, nell’ampliare il modo in cui si vedono le cose.
Insomma, è possibile cambiare marcia. È possibile vedere in modo nuovo l’istruzione. È possibile aiutare gli studenti a percepirsi in modo nuovo: come amanti della conoscenza.
In un mondo in continua evoluzione come quello attuale, in cui la quantità dello scibile aumenta in modo esponenziale nel tempo, conoscere è sempre più importante. È importante non per avere qualcosa, o per ottenere qualcosa in cambio. È importante per essere. È importante per comunicare, per vivere a contatto con le persone, e per essere ogni giorno qualcosa di più. È importante in primis per se stessi.
Non parlo solo di studenti, nel senso convenzionale del termine. Parlo anche di adulti che da troppo tempo non leggono un libro, che da troppo si rinchiudono nelle loro certezze e non permettono al nuovo di entrare nelle loro vite. Parlo anche di coloro che si incatenano a ciò che sanno e non permettono a se stessi di essere aperti verso ciò che potrebbe essere.
Meno studenti, più amanti della conoscenza. Perché studiare è un’azione, amare la conoscenza è un modo d’essere.
Un abbraccio,
Mattia