La sala degli specchi

Specchi deformanti

Un bambino, man mano che cresce, si crea una propria idea di come il mondo funzioni. Stabilisce dentro si sé cosa è possibile e cosa non lo è. Sviluppa delle convinzioni riguardo alla propria identità: cosa può fare nella realtà circostante? In cosa è portato?

Le parole che gli adulti scelgono per comunicare con il bambino influenzano in modo profondo il modo in cui il piccolo crea la propria percezione di se stesso. Le parole possono essere vie che guidano verso l’infinito o catene che confinano in gabbie invisibili.

Questa è la storia di una giovane ragazza, alla quale spesso vennero rivolte parole più simili a catene che ad ali per volare. Le parole che i suoi amici e i suoi parenti hanno usato con lei, in momenti significativi della sua vita, l’hanno condotta a crearsi un’immagine di sé piuttosto distorta. La ragazza si vede meno straordinaria di quanto sia in realtà, e con il tempo ha smesso di credere alla vastità dei suoi sogni. Ha confinato l’illimitato potere di dirigere la propria vita verso ciò che ritiene importante, e il timone della sua nave è ora guidato dal capriccioso soffio del vento.

Un giorno la ragazza si reca ad un luna park. Ricorda i bei momenti che ha passato sulle giostre, e l’aroma dello zucchero filato la riporta alla sua infanzia. Da lontano vede la casa degli specchi. L’hanno sempre affascinata quelle strane versioni di se stessa che gli specchi le donavano: le trovava assai buffe, ben conscia del fatto che non fossero la realtà.

Entrata dentro questa meravigliosa attrazione, si ferma davanti ai fantasiosi specchi ad ammirare le molteplici forme di se stessa. In uno sembrava altissima. Nell’altro piccola piccola. In un altro ancora la sua testa era così grande da farla sembrare un’ extra-terrestre, con gli occhi grandi e tondi. La ragazza scoppiò a ridere nel vedere quelle immagini.

Si avvicinò alle sue spalle il proprietario della casa degli specchi, affascinato dalle sue risate. «Sono buffe queste immagini, vero?», le disse. La ragazza, continuando a ridere, annuì con la testa, e si girò poi a guardare l’interlocutore. Quest’ultimo disse: «Sai, è altrettanto buffo quello che avviene dentro di noi, quando cresciamo. Il modo in cui interpretiamo quello che ci accade è come se costruisse nella nostra mente uno specchio, come quelli che vedi di fronte a te. L’insieme dei nostri pensieri e delle nostre scelte modifica la forma dello specchio, e ogni volta che ci guardiamo in esso non vediamo noi, ma chi pensiamo di essere. Molte persone si vedono sorridenti e forti, perché hanno permesso ai loro successi di scorrere in loro e ai loro sbagli di farle da maestri. Altre persone si vedono piccole piccole, perché hanno sminuito le loro azioni virtuose e hanno permesso ai dubbi e alle paure di guidarle. Spesso ci immergiamo in queste immagini credendole vere, e le permettiamo di guidarci nelle nostre azioni. Siamo così convinti di sapere chi siamo, che nelle nostre idee perdiamo noi stessi e le nostre potenzialità. Forse la cosa più conveniente da fare è creare uno specchio che permetta di correre dietro ai propri sogni, con amore ed entusiasmo. Uno specchio che si senta proprio, che ogni mattino restituisca un riflesso che ci faccia sorridere e che ci faccia gioire di chi siamo.»

La ragazza entrò nella casa degli specchi con il sorriso, e ne uscì con un sorriso ed una nuova consapevolezza.

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