«Attenti cattivissimi perché è arrivato Shpalman, che spalma la merda in faccia! Aiuto arriva Shpalman, che tutti spalmerà!»
Conosci la canzone “Shpalman”, del mitico ed inimitabile gruppo “Elio e le Storie Tese”? Se la risposta è no, puoi conoscerla subito cliccando su questo link.
Questo capolavoro descrive l’omonimo eroe moderno, che sconfigge i cattivissimi e i nemici spalmandogli pupù in faccia grazie alla sue fedelissima cazzuola laser. Come dice il titolo dell’articolo, a mio parere Shpalman può anche essere assunto come emblema societario dell’atteggiamento mentale abitudinariamente medio.
Ebbene sì: ciascuno di noi, in determinati contesti, tende a comportarsi come Shpalman. In che modo? Cospargendo verbalmente di escrementi tutto quello che non conosce, tutto quello in cui non crede e tutto quello che dalla sua prospettiva non è accettabile. In altri termini: giudicando impropriamente.
Quando sentiamo qualcosa che è opposto alla nostra abitudinaria linea di pensiero, tendiamo spesso a tappare le orecchie e a lanciare pupù verbale. Un esempio? Consideriamo il caso di Piersergiottavio. Non lo conosci? Neanche io, fa niente. Ammettiamo che questo individuo creda che sia difficile fidarsi della gente oggigiorno, e che ognuno agisca per il proprio tornaconto personale. Può capitare che Piersergiottavio tenda a smentire evidenze di idee diverse dalla sua. Se per esempio il suo amico Ubaldantonio gli dice che ha conosciuto una nuova persona simpaticissima e solare, che condivide idee su un suo bellissimo progetto, Piersergiottavio potrebbe intervenire dicendo all’amico di stare attento; potrebbe ad esempio utilizzare popolari perle di saggezza, quali: «Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio». Piersergiottavio è convinto della sua linea di pensiero e pensa di agire a fin di bene: comunica quindi le sue convinzioni all’amico, in modo tale che possano essergli utili. Quello di cui non si rende conto è che la sua idea potrebbe non essere vera in certi contesti. Dunque, trasferendo la sua idea come verità assoluta, potrebbe mettere l’amico in condizione di perdere una fruttuosa occasione.
In fondo, siamo un po’ tutti come Piersergiottavio. Verbalizziamo quello in cui crediamo, spesso parlando male di quello in cui non crediamo. Tendiamo a mostrare quanto il nostro pavimento sia pulito e quanto quello altrui sia sporco. Ci attacchiamo così tanto alle nostre idee e alla nostra identità da non cambiare idea neanche di fronte alle evidenze: preferiamo incazzarci e fare scenate.
Gli scambi di idee, così preziosi per la crescita collettiva, spesso si trasformano in una gara di lancio di escrementi. Ognuno mette in cattiva luce le idee dell’altro, ed è così impegnato a farlo che spesso si dimentica di fornire valido supporto al proprio punto di vista. Per avere degli esempi e dei riferimenti concreti, basta tipicamente guardare qualche discussione in televisione o qualche dibattito politico.
Possiamo cambiare tutto questo solo quando ci rendiamo conto che, spesso, lanciamo merda verbale. È così, è inutile girare intorno alla questione. È inutile nascondersi dietro giustificazioni che non reggono, come: «L’ho fatto per il suo bene». Trasferire limiti percepiti ad altre persone non è nell’interesse di quelle persone. È semmai un ulteriore attaccamento alla propria identità e alla mancata voglia di percepire le cose da prospettive diverse.
La verità è che, spalmando merda, ci si sporca di merda. Spalmando giudizi ci si sporca dei giudizi, in quanto entrano nella propria abituale linea di pensiero. È questo che vogliamo?
In agricoltura i fiori nascono dal letame. Nella comunicazione no: i fiori della collaborazione nascono da idee ben espresse e da apertura mentale.
Un abbraccio,
Mattia