Mi hanno sempre affascinato i grandi alberi. Guardandoli sperimento un senso di maestosità e di vitalità, e mi piace notare come da un singolo e spesso tronco si diramino infinità di rami più esili.
Le nostre convinzioni si comportano proprio come quel tronco. Sostengono e influenzano i nostri pensieri e le nostre azioni, e hanno quindi un profondo impatto sulla qualità delle nostre esistenze. Le nostre convinzioni, in merito alle nostre potenzialità e in merito a quello che il mondo ha da offrirci, influenzano significativamente quello che quotidianamente facciamo.
Immagina di stare seduto in cima al grande albero di cui ti ho parlato prima. Da quella prospettiva, dato l’intricato mosaico creato dai rami, non ti è immediato scorgere il tronco che sorregge il tutto.
Allo stesso modo, agendo nella vita di tutti i giorni, spesso non è scontato avere consapevolezza di quelle convinzioni che stanno alla base dei nostri comportamenti.
Nell’immagine sopra riportata puoi vedere un grande strumento. Si chiama finestra di Johari, e ci permette di comprendere come i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre convinzioni intervengano nelle nostre relazioni interpersonali. Analizziamo insieme ciascuno dei quattro quadranti che caratterizzano la finestra, con l’aiuto dell’amico Jimmy.
- Aperto. Immaginiamo che Jimmy stia parlando con un suo amico, e che durante il dialogo senta dentro di lui una forte emozione di paura. Il giorno seguente infatti Jimmy dovrà affrontare un colloquio di lavoro. Dal momento che i colloqui passati non sono andati secondo le sue aspettative, nutre dei timori riguardo all’evento. Jimmy ha sviluppato una convinzione, che potrebbe essere simile alla seguente: “Non mi è mai andato bene un colloquio, neanche il prossimo andrà bene”. Se Jimmy è conscio di questa sua convinzione e se ne parla al suo amico, la comunicazione si sta svolgendo nel quadrante aperto. In questo quadrante i protagonisti dell’interazione sono a conoscenza delle reciproche idee e dei reciproci mondi emotivi. Tutto questo è di supporto alla comunicazione, e permette ai due amici di confrontarsi pienamente e di crescere vicendevolmente.
- Cieco. Immaginiamo che Jimmy continui a comportarsi in modo agitato e che tenga continuamente lo sguardo basso, senza avere consapevolezza di quello che sta accadendo dentro di lui. Il suo amico nota invece questa sua agitazione. In questa situazione, l’interazione tra i due si svolge nel quadrante cieco. Infatti, mentre l’amico nota che Jimmy è agitato, Jimmy stesso non è conscio del suo stato emotivo e delle sue convinzioni; è quindi cieco relativamente a quanto accade dentro di lui. Questa dinamica è analoga a quando si beve un bel cappuccino fumante e ci si sporca il naso con la schiuma, senza accorgersene. Mentre la schiuma sul nostro naso è per noi invisibile (a parte per colui che sta scrivendo questo articolo, le cui dimensioni nasali ne consentirebbero la vista), essa risulta invece visibile a chi ci sta a fianco.
- Nascosto. Immaginiamo che Jimmy sia ben conscio dell’emozione di paura che sperimenta dentro di sé, ma che non voglia parlarne con il suo amico. Jimmy si trova dunque ad esternare un comportamento “rilassato”, cercando di escludere dalla comunicazione le emozioni che prova dentro di sé. Se Jimmy è abile a mascherare, e se il suo amico non ha conoscenze di linguaggio del corpo, ne risulta un’interazione nel quadrante nascosto. Jimmy è a conoscenza di quanto accade dentro di lui, ma il suo amico no. Jimmy in questo modo si priva della possibilità di confrontarsi con il suo amico e di vedere la vicenda che lo turba in un modo più produttivo. Rientrano in questo quadrante le “chiacchiere superficiali”, in cui si chiede “come va?” e l’altro risponde automaticamente “bene”, togliendo dalla comunicazione la propria emotività.
- Segreto. Se l’interazione avviene in questo quadrante, la sensazione di paura di Jimmy influenza la conversazione senza che nessuno dei due partecipanti se ne accorga consciamente. Jimmy sente qualcosa dentro di sé, ma non è consapevole di cosa sia. L’amico parla del più e del meno, commentando il meteo, senza accorgersi delle emozioni che sta provando Jimmy. Non vi è consapevolezza di quanto sta accadendo, e dunque non vi è l’occasione di affrontare l’emozione (e la convinzione che ne è alla base) in modo utile.
La finestra di Johari ci fornisce importanti spunti riflessivi. Affinché le comunicazioni tra di noi siano significative e orientate al miglioramento reciproco, è bene che impariamo ad operare sempre maggiormente (e con buon senso) nel quadrante aperto. Per farlo, ci è utile affinare il nostro atteggiamento nei seguenti ambiti:
- Consapevolezza. Dal momento che per operare nel quadrante aperto le nostre emozioni e le nostre convinzioni devono essere a noi note, è bene che incrementiamo sempre maggiormente la consapevolezza di quanto accade nel nostro mondo interiore. È bene che scendiamo dai rami più alti, col fine di scorgere i tronchi che sostengono le nostre azioni e i nostri pensieri. È bene che diventiamo consci del modo in cui vediamo la realtà, delle idee che nutriamo su noi stessi e dei pensieri riguardo a cosa è secondo noi possibile o impossibile raggiungere.
- Apertura al dialogo. Ognuno di noi si orienta nel mondo sulla base del modo in cui ha interpretato quello che ha vissuto. Se prendiamo dieci persone diverse, abbiamo dieci diverse interpretazioni e dieci diversi modi di orientarsi nella realtà. Una risorsa che io al momento non ho può essere invece la base del tuo modo di percepire il mondo, e comunicando con te posso quindi imparare e vedere le cose in modo diverso e più funzionale. Il dialogo e il confronto ci permettono di crescere vicendevolmente, dal momento che le idee condivise generano più idee di quante ce ne fossero in partenza.
A volte non è semplice aprirsi al dialogo e mostrare le proprie emozioni. È anche vero che questa è la unica alternativa che ci permette di vivere pienamente la nostra vita e di crescere, insieme.
Un abbraccio,
Mattia