Inferenze sociali del modello entropico

Premessa: il presente articolo è scritto con un equivalente in lingua italiana dell’E-Prime, modello linguistico ideato da David Bourland su influenze di Alfred Korzybski. In altri termini, non troverai all’interno dell’articolo alcun utilizzo del verbo essere in senso assertivo o identificativo. Il verbo essere sarà utilizzato solo come ausiliario per le forme verbali passive. Ritengo questa decisione utile per rimarcare la differenza tra realtà e modello, e per ricordare la gradevolezza del scambiare idee sui rispettivi modelli senza aggrapparvicisi e senza scambiarli per la realtà.

Entropy

Ritengo l’entropia una grandezza fisica di estrema importanza. Nel mio percorso di studi (Ingegneria Chimica) ho avuto modo di incontrarla in molti contesti, e ho sempre trovato affascinante lo studio di questa meravigliosa e misteriosa grandezza.

Tutti noi, nella quotidianità, abbiamo a che fare con lo scorrere del tempo. Osserviamo fenomeni che avvengono in una determinata direzione, e che ci sembrerebbero oltremodo strani se avvenissero nella direzione opposta. Per comprendere al meglio questo concetto, immagina di assistere ad una partita di biliardo. Il primo giocatore sta per fare il primo tiro: al tocco della stecca, la biglia bianca accelera e sparpaglia sul tavolo tutte le altre biglie colorate. Se proiettassimo il filmato al contrario, vedremmo delle biglie colorate (inizialmente sparpagliate) raccogliersi gradualmente nell’iniziale configurazione a triangolo, e questo ci sembrerebbe strano; o, per lo meno, altamente improbabile.

Sappiamo per intuito che certi fenomeni evolvono abitualmente in una certa direzione, e risulta assai improbabile vederli evolvere nella direzione opposta. Se facciamo reagire del gas naturale con ossigeno, si formano anidride carbonica ed acqua. Assai improbabilmente, nelle medesime condizioni di reazione, vedremmo l’anidride carbonica e l’acqua combinarsi per sintetizzare il gas naturale e l’ossigeno iniziali.

Eppure, le leggi che governano i mondi microscopici della fisica e della chimica sembrano comportarsi con reversibilità. Dunque, come un percorso può essere effettuato in una direzione, per la legge della reversibilità microscopica tale percorso può essere effettuato anche in senso contrario. Dunque, cosa mette in condizione la realtà di evolvere abitualmente in una direzione, e di evolvere con elevata improbabilità nella direzione opposta? L’entropia fornisce risposte a queste domande, e una celebre formulazione del secondo principio della termodinamica afferma:

L’entropia dell’universo aumenta.

In altri termini, una trasformazione avviene nella realtà solamente se mette l’entropia dell’universo in condizione di aumentare. Ad esempio, del calore passa spontaneamente dal corpo più caldo a quello più freddo perché questa trasformazione implica un incremento dell’entropia dell’universo, mentre la trasformazione opposta ne implicherebbe una diminuzione. Quando si parla di “problema energetico mondiale”, piuttosto che di energia, bisognerebbe parlare di entropia. L’energia che caratterizza il pianeta Terra risulta presumibilmente la medesima da molto tempo: quando bruciamo dei combustibili, l’energia totale si conserva, solo che l’incremento entropico rende tale energia “meno fruibile” per i nostri scopi.

Dal momento che considerare l’entropia dell’intero universo in ogni situazione sperimentale risulta scomodo a livello procedurale, è stata valutata l’opzione di introdurre i concetti di sistema e di ambiente. Si definisce sistema la porzione di universo presa in esame, e si definisce ambiente la parte di universo ad essa complementare. In altri termini, sistema e ambiente insieme costituiscono l’intero universo. Ad esempio, se voglio analizzare gli scambi termici e di massa effettuati da una tazzina contenente acqua bollente, posso considerare la tazzina come il sistema in esame, e tutto ciò che la circonda come ambiente. Per mantenere coerenza con la legge precedentemente esposta, secondo cui l’entropia dell’universo aumenta, si ha che la somma delle variazioni entropiche del sistema e dell’ambiente deve essere positiva.

Se una data trasformazione facesse incrementare l’entropia del sistema, ma diminuisse eccessivamente l’entropia dell’ambiente, allora tale trasformazione non avverrebbe, in quanto l’ambiente ci perderebbe più di quanto il sistema ci guadagnerebbe. Il medesimo discorso può essere effettuato scambiando concettualmente sistema e ambiente.

Se sia il sistema che l’ambiente diminuissero la loro entropia in conseguenza alla trasformazione, risulterebbe statisticamente molto improbabile osservare tale trasformazione. Invece, se l’entropia di entrambi aumentasse, la trasformazione risulterebbe assai favorevole e risulterebbe assai probabile osservarla.

Personalmente scorgo dei grandi paralleli tra queste considerazioni e le scienze sociali. Immaginiamo che il nostro pianeta costituisca l’universo in cui (come esseri umani) viviamo. Il condizionamento culturale occidentale moderno pone ciascuno di noi in condizione di percepire se stesso come qualcosa di separato dagli altri: ciascuno di noi tende a percepire se stesso come un sistema, separato dall’ambiente che lo circonda (le altre persone e l’ambiente naturale). Ora sostituiamo il concetto di entropia con quello di benessere: se ciascuno di noi seguisse l’esempio della seconda legge della termodinamica, il benessere del pianeta Terra aumenterebbe continuamente. Se ciascuno di noi considerasse l’impatto delle proprie azioni non solo su di sé, ma anche sull’ambiente che lo circonda, e se ciascuno di noi valutasse se le proprie azioni promuovono l’incremento del benessere universale, avremmo come risultato un sostanziale e continuo aumento del benessere. Per fare questo può essere opportuno porsi delle domande chiave:

  • Questa mia azione incrementa il mio benessere?
  • Questa mia azione incrementa il benessere dell’ambiente che mi circonda?
  • Nel caso in cui la mia azione incrementi il mio benessere, ma diminuisca quello dell’ambiente circostante, quale dei due termini risulta predominante?
  • Nel caso in cui la mia azione incrementi il benessere dell’ambiente, ma diminuisca il mio, quale dei due termini risulta predominante?

Queste domande possono aiutarci nel comprendere se le nostre azioni sono allineate con il benessere universale. Questo approccio sembra a mio parere interessante, sebbene presenti alcune sfide:

  • La PNL definisce benessere come nominalizzazione, e Korzybski lo definirebbe come termine multi-ordinale (ad alto livello di astrazione e potenzialmente auto-referenziante). Risulta complesso stabilire dei criteri che valutino in modo oggettivo questo parametro: le definizioni di benessere variano da persona in persona.
  • Sembra complicato stabilire quantitativamente il benessere per applicarlo alle precedenti considerazioni. Ognuno ha il suo concetto di benessere, e oltre a questo risulta difficile stabilire il benessere che conseguirebbe da ciascuna azione, in quanto questo dipende da molti parametri

Al di là di queste sfide, reputo questo modello utile per valutare l’impatto delle proprie azioni e per comprenderne le potenzialità, a favore del bene di ciascuno di noi.

Un abbraccio,

Mattia

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