Mike era un ragazzo di sedici anni. Fin da piccolo aveva un sogno: quello di diventare un astronauta. Ogni sera scendeva con suo nonno nel grande prato intorno alla fattoria, e insieme guardavano le stelle. In questo modo il piccolo Mike ha imparato a riconoscere quei meravigliosi puntini luminosi e a vedere disegnate nel cielo le costellazioni. A coloro che gli chiedevano cosa avrebbe desiderato fare da grande, il piccolo con fermezza rispondeva: «Volare nel cielo e afferrare le stelle».
Gli anni passavano, ma la passione di Mike per il cielo non accennava a diminuire. Nei suoi vari compleanni si susseguirono regali a tema: un libro di astronomia, un telescopio, una visita guidata alla vicina sede della NASA e molti altri ancora! Mike era entusiasta e ogni sera, ricordandosi degli insegnamenti del nonno, guardava fuori dalla finestra e perdeva il suo sguardo nella buia volta celeste, che tanto lo faceva sognare.
Un giorno venne a scuola un astronauta, per descrivere ai bambini il suo lavoro. Mike a volte faticava a prendere appunti o a seguire la lezione, ma in quell’ora non perse una sola parola di quanto disse l’astronauta. Alla fine della spiegazione applaudì, si avvicinò a lui e gli disse: «Anche io sogno di volare tra le stelle, come te». L’uomo rispose: «Mantieni vivo il tuo sogno, combatti per esso, e un giorno si realizzerà».
Mike era un ragazzo di sedici anni; non perché ora ne abbia diciassette, venti o venticinque. Il sogno di Mike se n’è andato con lui.
Cosa ne sapevano i suoi compagni di classe del suo sogno, quando lo prendevano di mira e lo picchiavano? Cosa ne sapevano i suoi compagni di classe del suo sogno, quando lo schernivano? Cosa ne potevano sapere loro dei suoi desideri e delle sue speranze, quando coprivano la sua meravigliosa essenza con delle stupide etichette? Cosa ne potevano sapere loro delle sue sere passate a guardare le stelle, quando rifiutavano la condivisione e preferivano insultarlo?
Le parole e i gesti altrui erano diventati per Mike troppo pesanti, più pesanti del suo sogno. Quelle parole e quei gesti lo tenevano inchiodato al suolo, invece che farlo volare verso il suo splendido futuro. Troppe parole stupide e insensibili avevano coperto la luce delle sue speranze, e Mike decise allora di raggiungere i suoi desideri con la sua sola anima invece che con il suo corpo.
Ora sì, Mike vola tra le stelle.
Le parole hanno il potere di creare e il potere di distruggere. Le parole hanno la straordinaria forza di creare speranza e il nefasto potere di indurre disperazione. Le parole possono far risplendere sorrisi e possono generare delusione.
Come possiamo usarle per creare e per esaltare la nostra meravigliosa umanità, invece che per frenarci e chiuderci nelle gabbie dei nostri timori?
Un abbraccio,
Mattia