Cinetica e termodinamica, ovvero tecnica e buon cuore

Premessa: quanto scritto è frutto del pensiero di chi scrive, e come tale è influenzato dalla naturale limitatezza della sua percezione. Consigli per l’uso: si analizzi criticamente quanto letto, e ci si eserciti a vedere la stessa questione da altre prospettive.

paperino

Nello studio della chimica, una delle distinzione che più ho apprezzato è quella tra cinetica e termodinamica.

La termodinamica chimica analizza le condizioni che si instaurano all’equilibrio in un determinato sistema, in relazione ad alcuni parametri sperimentali (tipicamente pressione e temperatura) e in relazione alla composizione iniziale del sistema stesso. In altri termini, se alimentiamo un determinato sistema con certe specie chimiche, esso tenderà ad evolvere verso una situazione di equilibrio, e una volta raggiunta “nulla appar che cambi”. In realtà tutto continua a cambiare a livello microscopico, ma le velocità dei processi diretti e inversi risultano essere uguali, e fanno così sembrare che macroscopicamente sia tutto in equilibrio. Si badi bene: la termodinamica studia le caratteristiche del sistema all’equilibrio, indipendentemente da quanto tempo ci metta a raggiungerlo. Il sistema può approssimare l’equilibrio nel giro di un’ora, di un giorno, di un anno o di un millennio: questo alla termodinamica non importa. Le interessa solo il punto di arrivo. Se le condizioni in cui si trova il sistema dovessero modificarsi, il sistema evolverebbe gradualmente verso un’altra situazione di equilibrio, nella quale permarrebbe fino all’introduzione di ulteriori variazioni.

La cinetica chimica si occupa invece della velocità dei processi chimici, in relazione alle condizioni sperimentali in cui avvengono. Ok, la termodinamica ci dice dove arriveremo in un determinato processo. La cinetica ci dà informazioni su quanto tempo impieghiamo per avvicinarci a tale condizione di equilibrio. Spesso può volerci molto tempo per avvicinarsi ad una determinata situazione di equilibrio, ed è per questo motivo che si introduce un catalizzatore alla miscela di reazione. In altri termini aggiungiamo una specie chimica che non viene consumata dalla reazione stessa, ma che viene comunque coinvolta nel meccanismo, rendendolo più veloce e permettendo dunque di avvicinarci più in fretta alle condizioni di equilibrio. Si badi bene: l’aggiunta di un catalizzatore non influenza il punto di arrivo, modifica solo la velocità con cui raggiungiamo l’equilibrio.

Questa parti della chimica sono entrambe molto importanti, e rivestono un ruolo essenziale nella comprensione del mondo in cui viviamo. Riflettendo su questi temi, ho percepito un parallelismo con le interazioni umane.

Molti sono interessati alle tecniche. Molti sono interessati all’apprendimento di nuove abilità comunicative, di nuove capacità che possano supportarli nelle loro attività quotidiane. In altri termini, molti sono interessati alla cinetica: vogliono imparare percorsi più agevoli e veloci che gli permettano di giungere prima ad un determinato risultato.

Questo è meraviglioso, e in questa meraviglia molti in contemporanea dimenticano la termodinamica. Si focalizzano così tanto sul come, che dimenticano il dove. Si focalizzano così tanto sulle tecniche, che dimenticano il buon cuore.

Cosa mi fa dire questo? Lo dico sulla base dell’osservazione della realtà moderna. Vi sono vastissime conoscenze in ambito comunicativo, spesso utilizzate per convincere il consumatore a comprare prodotti che non gli servono. Vi sono oramai grandi conoscenze in ambito tecnico, spesso utilizzate per influire negativamente sul funzionamento della meravigliosa realtà che ci circonda. Si conosce molto, e per cosa lo si usa?

In chimica è difficile sviluppare un’espressione cinetica di una reazione interessata da equilibrio chimico, se non si conoscono le condizioni di equilibrio stesso. L’equilibrio è fondamentale: senza di esso, descriveremmo la realtà in modo povero e approssimativo. Allo stesso modo, nelle nostre interazioni umane, è sempre bene che ricordiamo: dove voglio arrivare con quello che faccio? Che valori voglio testimoniare con le mie attività quotidiane?

Se alle tecniche e alle capacità non vi sono solidi valori di base, che comprendano benessere comune, amore, compassione, empatia, condivisione e fratellanza, è inutile imparare le tecniche. È inutile apprendere nuove capacità. Tali tecniche e tali capacità ci porterebbero più velocemente in luoghi privi dei valori prima citati. È bene coltivare il cuore, prima di imparare come agire. È inutile occuparsi del “quanto velocemente”, prima di aver badato bene al “cosa voglio testimoniare con le mie azioni”.

A presto, caro lettore! Vado a comprendere cosa possa essere un nitrogeno spacca-tutto.

Mattia

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