Vegani e comunicazione

Premessa: quanto scritto è frutto del pensiero di chi scrive, e come tale è influenzato dalla naturale limitatezza della sua percezione. Consigli per l’uso: analizza criticamente quanto leggi, ed esercitati a vedere la stessa questione da altre prospettive.

Dialogo

Tipicamente, quando mi chiedono informazioni in merito al mio stile alimentare, rispondo che non mangio cibi di origine animale. Potrei anche rispondere che sono vegano, ma evito di farlo per le idee che sono frequentemente connesse a questa etichetta di sei lettere.

Le parole sono magia, e con una parola possiamo far rivivere ai nostri ascoltatori certi stati d’animo. A che tipo di sensazioni è associata la parola «vegano»? Per rispondere a questa domanda, possiamo navigare sul Web e vedere cosa troviamo.

Troviamo ad esempio Germidi Soia, lo chef vegano simpaticamente impersonato da Maurizio Crozza, e ci imbattiamo in immagini divertenti che coinvolgono vegani.

Ci imbattiamo in lunghe discussioni in cui onnivori e vegani si giudicano reciprocamente, con lo scopo di mostrare che la propria scelta è la migliore. La maggior parte degli onnivori che conosco pensa che i vegani siano irrispettosi del loro punto di vista, e che i vegani tendano a comunicare la loro prospettiva in modo improprio.

Tutto questo è assai comprensibile. Sono stato io stesso in alcuni gruppi di alimentazione vegana su Facebook, e ho deciso di uscirne una volta notata la comune tendenza a giudicare invece che a comunicare e ad ascoltare.

Ci sono fortunatamente molte eccezioni a quanto scritto sopra. È anche vero che, a livello statistico, la maggior parte delle persone percepisce i vegani in questo modo.

Se i vegani sono tipicamente visti così, allora non voglio essere etichettato come tale. Credo nella scelta vegana? Eccome, e in contemporanea ritengo che per vivere in modo pieno questa scelta sia utile fare tre cose:

  • Comunicare e ascoltare, invece che parlare. Mi è capitato assai raramente di assistere a discussioni alimentari in cui il desiderio fosse quello di imparare e di capire meglio il punto di vista dell’altra persona. Se siamo tutti interessati al bene del nostro pianeta (e lo siamo), è ora che smettiamo di giocare a chi ha il pene più grosso e iniziamo a comunicare, nel rispetto delle posizioni altrui.
  • Fare, invece che dire. La scelta di mangiare cibi di sola origine vegetale va vissuta, più che detta. Parlare per condividere informazioni e per scambiare idee, in accordo con quanto detto precedentemente, è bellissimo. In contemporanea, è importante vedere la propria scelta come un’adesione personale e un proprio stile di vita. Se stiamo bene e siamo felici della nostra scelta, le altre persone si informeranno spontaneamente e la rispetteranno, creando in questo modo un clima di collaborazione.
  • Allenarsi ad utilizzare altre posizioni percettive. La scelta vegana è sempre la migliore, in qualsiasi luogo e in qualsiasi contesto? La risposta è probabilmente no. Un eschimese, se volesse essere vegano, potrebbe mangiare il ghiaccio. Non so quanto sopravviverebbe. Se un mio antenato, nelle grandi pianure africane, non avesse mangiato della carne, probabilmente non avrei potuto scrivere questo articolo. La scelta vegana è la migliore? E che ne so! So che è la migliore per me, in accordo con i miei valori e con il mio modo di percepire il mondo. Le altre persone, che la pensano diversamente da me, sono pienamente libere di fare le loro scelte.

È ora che noi vegani impariamo nuovamente a comunicare, affinché questa etichetta sia associabile a sensazioni di gioia e di confronto.

Un abbraccio,

Mattia

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