L’epistemologia della PNL

Come sappiamo quello che sappiamo? Quali processi mentali ci permettono di acquisire consapevolezza su quello che ci circonda?

Le risposte a queste domande permettono di definire la relazione conoscitiva tra noi e il mondo in cui viviamo. La PNL (Programmazione Neuro-Linguistica), nel suo percorso evolutivo, ha fornito interessanti risposte a queste domande. Personalmente, trovo questa area della PNL una delle più affascinanti, e lo scopo di questo articolo è proprio quello di trasmetterti la magia dell’epistemologia di questa disciplina.

Primo step: qualcosa (non tutto) giunge ai nostri sensi

A noi esseri umani è permesso interfacciarci con il mondo mediante i canali sensoriali. Come delle porte, i canali sensoriali permettono di far entrare nei nostri processi mentali dei segnali esterni. Gli occhi consentono la captazione di una ben specifica banda di spettro elettromagnetico, denominato appunto spettro visibile.

Spettro elettromagnetico

In questa immagine puoi notare come lo spettro visibile sia una piccola percentuale dell’intero spettro elettromagnetico. Se pensiamo di vedere molto, in realtà dobbiamo constatare che siamo ciechi a molti più fenomeni di quelli che vediamo. Come i nostri occhi, le nostre orecchie possono udire suoni solamente entro certe frequenze, diverse da quelle che altre specie viventi possono udire. Se ad esempio utilizzassimo un fischietto ad ultrasuoni, i cani scapperebbero e noi esseri umani non sentiremmo nulla. Allo stesso modo possiamo considerare i fenomeni olfattivi, tattili e gustativi: possiamo acquisire input dal mondo esterno solo se hanno delle ben delineate caratteristiche. Se tocchiamo del ghiaccio ci sembra liscio, ma in realtà anch’esso ha delle irregolarità microscopiche che consentono la presenza di fenomenologie di attrito. Altrimenti non potremmo neanche prendere in mano un cubetto di ghiaccio.

Insomma, captiamo sensorialmente una piccola parte di tutto quello che avviene, e conosciamo per esperienza diretta una piccola frazione delle fenomenologie che caratterizzano la realtà. Cosa succede dopo aver acquisito gli input sensoriali?

Secondo step: Primo Accesso (FA)

Le percezioni  che abbiamo sono conseguenza dell’elaborazione neuronale dei dati di input sensoriali. Pensa ad esempio all’anestesia. L’anestesia interviene nei fenomeni chimico-fisici che governano la percezione tattile, e in questo modo inibisce la nostra percezione di quello che entra dal canale citato. Quello di cui noi abbiamo consapevolezza non è l’elemento sensoriale in ingresso, ma l’elaborazione di tale segnale, e tale elaborazione introduce delle modifiche. Dal momento che siamo continuamente bombardati da input sensoriali, il cervello deve scegliere quali portare alla soglia della nostra consapevolezza. Mentre sto scrivendo questo articolo, c’è un numero elevatissimo di input che non vengono portati alla soglia della mia consapevolezza, proprio perché sono focalizzato nell’atto della scrittura (ad esempio, mi sono accorto in ritardo che il gatto stava facendo casino in sala e che ha buttato per terra un vaso). Oltre a questi fenomeni, avvengono una serie di modifiche ancora poco comprese a livello scientifico. Dunque, complessivamente, non solo percepiamo una frazione del mondo, ma tale frazione risulta essere modificata dai processi neuronali (non legati al linguaggio) che avvengono dentro di noi. La percezione che abbiamo in conseguenza a questa serie di trasformazioni è denominata primo accesso. Pensi sia finita qui? Ebbene, c’è un altro importantissimo step da tenere in considerazione: l’intervento del linguaggio.

Terzo step: intervento del linguaggio e creazione della mappa neuro-linguistica

Le enormi meraviglie (e le immense cazzate) che ha compiuto l’essere umano derivano primariamente dalla sua abilità di influire sulla propria percezione mediante l’uso del linguaggio. Mettiamoci nei panni di un cane, che sta facendo una passeggiata. Appena esce dal vialetto di casa, si mette a correre nel prato, in mezzo all’erba. Se nell’erba ci sono tante foglie, il cane percepisce ciascuna di quelle foglie come un qualcosa di distinto, perché nella sua mente non esiste la macro-categoria “foglie”. Se vicino al cane passa un altro cane e gli ringhia, il primo cane non inizia a farsi problemi sul fatto che non piaccia all’altro cane, e non inizia a sentirsi inadeguato in conseguenza a questo fatto. Semplicemente, il cane percepisce dentro di sé una serie di fenomenologie sensoriali, e impara da esse senza costruire delle macro-categorie linguistiche che ne effettuino una sistematizzazione e una descrizione. L’essere umano, invece, mediante l’elaborazione di un complesso linguaggio, interviene sul primo accesso ed effettua un’altra serie di modifiche percettive. Ti faccio un esempio concreto per spiegare meglio il tutto.

Luigino ritira la verifica dalla maestra. Gli input sensoriali sono: contatto della pelle di Luigino sul foglio (tatto), sudore sulla propria pelle (tatto), profumo della maestra (olfatto), sapore residuo della merendina mangiata all’intervallo (gusto), chiacchiere dei compagni di classe (udito), vista del voto sulla verifica (vista). Luigino non percepirà tutto questo, in quanto al momento è focalizzato sul voto, e dunque l’elemento predominante è quello visivo. Sarà dunque il voto ad essere portato alle soglie della sua consapevolezza. Immaginiamo che il voto di Luigino sia costituito da una linea orizzontale, preceduta da una linea verticale ad essa congiunta e da una C maiuscola rovesciata da destra a sinistra (quello che comunemente viene chiamato 5). Luigino si agita perché nella sua mente viene richiamato il concetto di 5. Si sente inadeguato per il disappunto che avevano mostrato i suoi genitori quando in passato aveva preso 5, e dice dentro di sé: «Sono un cattivo studente. Se non ce l’ho fatta oggi, non potrò farcela neanche la prossima volta. È meglio se mi ritiro».

Siamo passati dalla vista di una serie di linee su un foglio (il voto) ad una verbalizzazione dell’incapacità come studente. Non solo: Luigino estende linguisticamente la sua incapacità a livello situazionale e temporale, creando così delle convinzioni limitanti che in futuro influenzeranno nuovamente la sua percezione. Mediante il linguaggio Luigino ha dato un senso a quanto ha percepito sensorialmente: un senso, in questo caso, poco produttivo. Ecco un riassunto delle procedure descritte:

Elaborazione

Dunque, siamo ignoranti, ma possiamo scegliere di essere ignoranti felici

Ciò che mi viene da dire, alla luce di queste considerazioni, è che siamo ignoranti. Ignoranti nel senso che ignoriamo quello che in realtà accade nel mondo, e che ci orientiamo nel mondo stesso mediante le sole mappe neuro-linguistiche che creiamo in conseguenza ai fenomeni di primo accesso. Percepiamo poco, e quello che percepiamo subisce modifiche neurologiche e linguistiche.

Dunque, che fare? La realtà non è a noi accessibile: possiamo solo costruire mappe per orientarci in questa realtà, e una buona mappa è dunque una mappa efficace. Una buona mappa è una mappa che ci fa svegliare al mattino ricchi di determinazione e di curiosità per il mondo che ci circonda. La sola consapevolezza che in testa abbiamo una serie di minchiate, ci permette di riflettere su queste minchiate e di sostituirle con minchiate più funzionali ed efficaci.

A presto,

Mattia

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