Che libertà ho?

Che libertà ho, se al verbo essere unisco l’incompiutezza della mia descrizione del reale?

Che libertà ho, se confino il tutto nell’ampiezza attuale del mio vocabolario?

Che libertà ho, se ripeto e ricordo più di quanto sperimento e imparo?

Che libertà ho, se preferisco il futile giudizio all’ascolto e alla compassione?

Che libertà ho, se rendo miei i disegni elaborati da altri?

Che libertà ho, se non abbraccio, se non dono il mio sorriso e la mia piena umanità?

Che libertà ho, se non sogno di accompagnare un tramonto e di rinascere con il Sole?

Che libertà ho, se antepongo al sogno la vana stabilità?

Che libertà ho, se non coltivo i semi dell’empatia con le mie azioni quotidiane?

Che libertà ho?

Quella che, essendo il delicato contadino dei miei pensieri, decido di avere.

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