Interdipendenza, interconnessione. Due parole sempre più attuali, in un mondo governato da una complessa rete di relazioni.
Ti faccio un esempio. Sto scrivendo questo articolo con un computer. Questo computer funziona grazie ad una serie di componenti elettroniche, costruite da molteplici aziende che a loro volta hanno comprato le materie prime da molte altre fabbriche. Il sistema operativo di questo computer è stato scritto da molti informatici, i quali si nutrono grazie al lavoro di molte altre persone, le quali magari hanno un computer programmato dagli informatici stessi.
In via definitiva, è piuttosto sicuro affermare che l’articolo che stai leggendo esiste grazie al lavoro di milioni di persone. Il fatto che io stia pigiando dei tasti per scriverlo non lo rende in alcun modo personale, perché le mie stesse idee nascono da spunti tratti da migliaia di fonti differenti, che a loro volta… ok hai capito.
Secondo il Dalai Lama e Desmond Tutu, questo grande senso di interconnessione è la base per lo sviluppo dell’umiltà, il secondo pilastro della mente.
Il concetto di umiltà è relativamente semplice: ovunque tu sia, sei all’inizio. Che tu ti senta felice, triste, euforico, disperato, hai sempre in mano il pennello per continuare a dipingere il capolavoro della tua vita; e hai sempre tempo per imparare qualcosa di nuovo. Ciò che è acerbo matura, ciò che è maturo inizia a marcire: l’umiltà risiede nel ritenersi costantemente acerbi e costantemente in sviluppo, in un percorso che è tanto più bello tante più sono le persone con le quali viene condiviso. Umiltà è ritenersi sempre in viaggio.
Se pensi di essere arrivato alcunché o di aver raggiunto un qualsivoglia traguardo, gioisci di quanto hai fatto e impegnati per adottare una prospettiva più grande, per crescere ancora e per raggiungere nuove mete.
Umiltà è un percorso fatto di stupore, di meraviglia per ciò che esiste e di consapevolezza di ciò che si può creare. Umiltà è abbracciarsi, è condividere e ritenersi uno straordinario essere umano in un mondo eccezionale.
A presto,
Mattia