Il comportamento atomico come modello societario

Questa è la storia di Frank e Bob.

Frank è un atomo di sodio. Ama gironzolare per il mondo con i suoi undici elettroni. È timido, riservato, ma sempre pronto a donare qualcosa di sé per il bene maggiore. Sente che può elargire qualche sua qualità: appunto, un elettrone.

Bob è un atomo di cloro, e di elettroni ne ha diciassette. Vaga sicuro, ma sente che per essere completo ha bisogno di qualcosa in più; la regola dell’ottetto lo mette in condizione di chiedere un elettrone a qualcun altro, per raggiungere una maggiore stabilità.

Frank e Bob si incontrano. Frank non vede l’ora di donare il suo elettrone a Bob, che a quanto pare ne ha più bisogno di lui. Sembra che Frank perda qualcosa e Bob ci guadagni: come può questo scambio essere pari? Eppure, la stabilità che i nostri due amici guadagnano in questa fase rende il tutto favorevole. Frank guadagna molto più di quanto perda, e Bob aggiunge un’ulteriore preziosa carica negativa alla sua collezione.

Caro lettore, ogni volta che sali l’acqua della pasta è bene che tu sia grato a Frank e Bob, perché se non basassero la loro relazione sullo scambio la tua pasta risulterebbe insipida. Proprio così: il sale non è nient’altro che un immenso insieme di piccoli Frank e Bob, che hanno scoperto l’importanza di andare oltre l’individualità e scambiare le proprie risorse.

Passiamo alla storia delle gemelle Wilson, due giovani atomi di ossigeno. Numero atomico: sedici. Ognuna delle gemelle Wilson sente che gli manca qualcosa: un paio di elettroni per completare l’ottetto. Appare chiaro che le gemelle Wilson non possono fare come Frank e Bob. Nel precedente caso, Frank era ben lieto di donare e Bob ben lieto di ricevere, ed entrambi guadagnavano in questo processo. Per le gemelle la situazione è un po’ diversa: se una cede e l’altra prende, una si avvicina al proprio obiettivo ma l’altra si allontana.

Dunque, che fare? La risposta è semplice: condividere. Se ognuna delle gemelle Wilson condivide con l’altra due elettroni, si ritrovano entrambe ad avere otto elettroni nel livello energetico più esterno, e ad essere dunque più stabili. Insomma, seguono il principio «se io do qualcosa a te e tu dai qualcosa a me, siamo entrambe più felici».

Mentre leggevi queste parole, milioni di gemelle Wilson sono entrate nel tuo corpo e ti hanno permesso di effettuare la respirazione cellulare, il ciclo da cui trai la tua energia.

Insomma, appare certo affermare che il mondo esiste perché gli atomi condividono e scambiano elettroni. Se ogni atomo si reputasse un singolo, distaccato dagli altri, limiterebbe la sua fantasia nel creare le innumerevoli forme materiali che fanno parte della nostra vita quotidiana. Viviamo in un mondo assai eterogeneo e differenziato perché agli atomi piace condividere e sperimentare. Gli piace creare composti sempre nuovi, e sentirsi bene donando e ricevendo risorse da molteplici atomi diversi. Non è questo un inno, per noi umani, al condividere risorse e qualità per rendere le nostre vite più ricche e assai più ampie dei limitati confini del sé?

Ogni atomo, in sé, è finito e instabile. È con la condivisione che impara a conoscersi ed arricchirsi, mantenendo la sua identità. È con la condivisione che impara ciò di cui è capace. È con la condivisione che crea il mondo.

Un abbraccio,

Mattia

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