Perdono.
In sette lettere è racchiusa una delle più magiche capacità umane: quella di utilizzare il passato come rigogliosa base sulla quale coltivare il futuro, invece che come forza frenante.
Siamo esseri fragili e ognuno di noi, nella propria esistenza, ha commesso i suoi errori. Ognuno ha i propri rimpianti e i propri rimorsi. Ognuno, se potesse, probabilmente cambierebbe qualcosa della propria storia.
Eppure, ovunque siamo, abbiamo il potere di fare qualcosa di nuovo e di rinnovare la nostra condizione. Abbiamo il potere di scegliere il nostro atteggiamento, e spesso uno sguardo di speranza verso il futuro è accompagnato da un sorriso nella direzione del passato. Ecco perché, secondo il Dalai Lama e Desmond Tutu, il perdono è il primo pilastro del cuore.
Come coltivare il perdono? Come introdurlo concretamente nella tua vita? Ecco degli spunti molto interessanti:
Distingui identità e comportamento. Mi piace pensare che le persone siano, per natura, buone e compassionevoli. Se qualcuno ha fatto qualcosa che ti ha ferito, ti sarà più facile perdonare questa persona se distingui identità e comportamento. In che senso? Semplice: ognuno di noi, in un qualsiasi punto della propria esistenza, mette in atto i comportamenti che in quel preciso istante ritiene i migliori, in accordo con la sua percezione del mondo e con lo stato emotivo nel quale si trova. Se qualcuno ti ha ferito, è probabilmente in conseguenza dello stato in cui era o della percezione che ha del mondo. Non è dunque questione di ciò che quella persona «é»: é questione di come si sentiva o degli insegnamenti che ha tratto dalla sua vita. È dunque questione di componenti fluttuanti: gli stati emotivi cambiano e cose nuove possono essere imparate.
Nota gli effetti che il non-perdono ha su di te. Capisco bene che alcuni comportamenti possano ferire e possano introdurre sofferenza nelle nostre esistenze. In alcuni contesti, può risultare impegnativo perdonare. È anche opportuno notare che spesso, se non perdoniamo alcuni comportamenti messi in atto da noi stessi o da altre persone, siamo proprio noi a rimetterci. Siamo noi a proiettare continuamente il passato nel futuro, dando forma pre-esistente a qualcosa che può essere invece scritto in modo nuovo. Il Dalai Lama riassume molto bene questo concetto, riferendosi alle azioni del governo cinese sul Tibet. Nonostante abbia molte ragioni per essere amareggiato dell’occupazione cinese, dice: «hanno già preso molto dal mio popolo e dalla mia cultura, non permetterò che prendano anche la mia mente».
Usa il dono della prospettiva. Il primo pilastro della mente va a braccetto con il primo pilastro del cuore. Se qualche evento passato ti ha messo in uno stato d’animo non ottimale, modifica la tua percezione spaziale e temporale per considerare tale evento da nuove posizioni. Pensa alle nuove risorse che potrà donarti. Pensa alle nuove lezioni che potrai imparare proprio grazie a quell’evento, e che altrimenti non avresti imparato.
A presto, con gli altri pilastri del cuore 🙂
Mattia