Sogna ragazzo, sogna!

Questo è il titolo di una canzone di Roberto Vecchioni. Una canzone che parla di speranza, di ascolto della voce interiore, di momenti in cui gioire e di sofferenze da attraversare.

Il ragazzo, racchiuso tra due dolci imperativi, è chiamato ad agire. Chi è questo ragazzo? Mi sembra sia bene intendere questa parola in un senso molto lato, che sconfina dall’età e abbraccia tutti gli esseri umani. Una parola che ci coinvolge e ci mostra il nostro comune cammino, in cui il sogno riveste una grande importanza.

Le nostre squisite facoltà umane ci permettono di pensare cose che non esistono, ed é proprio da qui che possiamo creare equazioni matematiche e il concetto di amore, ponti per colmare lacune e grattacieli per sfidare le montagne.

Penso che ognuno di noi abbia la propria chiamata. Una chiamata che assume una connotazione fluida: nulla di statico e definito, ma semplicemente un percorso che nel cammino doni gioia. Una chiamata che si nasconde dietro le piccole azioni di ogni giorno; è nostro potere riscoprirla quando si ricopre della patina del conosciuto e dell’abitudinario.

È facile: basta tornare a vedere il mondo con gli occhi di un bambino. È sufficiente tornare a quella magica età, quando tutto era nuovo e non ancora incasellato dentro forme di pensiero strutturate e spesso rigide.

Forse è proprio di questo che a volte abbiamo bisogno: tornare a vedere il mondo per quello che può mostrarci, invece che sperimentarlo per quello che pensiamo che sia. Prendere appunti su nuove pagine bianche, invece di incastrare parole tra significati già attribuiti (spesso da altri).

Ragazzo? Sogna!

A presto,

Mattia

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