Buio e Luce – Consapevolezza di mente e cuore

Pasqua e Pasquetta sono passate e le varie attività riprendono. Dopo i pranzi in famiglia e le grigliate con gli amici, ciascuno si immerge nuovamente nella sua routine.

Questa potrebbe essere una tipica descrizione di un qualsiasi anno, ma non il corrente. In questo mese di Aprile, la quarantena ha dato ritmi diversi. Niente riunioni familiari, niente gruppi di amici: l’isolamento, per la protezione dei più fragili, è la condizione necessaria per attraversare la bufera nel migliore dei modi.

Gianni e Umberto sono seduti ad un tavolino, a bere un caffè.

«Umberto, sono curioso di proseguire. Ieri mi hai detto che avremmo definito più nel dettaglio le nuove mete che la società può perseguire. La prima è la consapevolezza di mente e cuore

«Sì. Abbiamo visto molti concetti nei giorni passati. Penso che uno dei più importanti sia quello di alienazione. Ritengo che sia bene che l’uomo impari nuovamente a porre se stesso al centro delle proprie attività; bada bene, non sto parlando della soddisfazione di bisogni emotivi indotti dalla società. Mi riferisco piuttosto ad una espressione creativa e che operi con slancio vitale.»

«Puoi per favore chiarire meglio questo concetto?»

«Penso che sia importante che l’uomo percepisca quello che crea come un prolungamento di se stesso, come un’estensione del proprio essere. L’immagine che ho in mente è la seguente: una società in cui le singole persone si mettano in profondo ascolto di loro stesse e trovino vie per esprimersi. Il primo pilastro che può reggere un nuovo equilibrio societario sono dunque le singole persone.»

«Prendiamo dunque una singola persona: come vedi il suo cammino?»

«Ognuno di noi ha le sue sfide e le sue sofferenze. Questo viene spesso percepito come un qualcosa da evitare, per perseguire invece la felicità e la soddisfazione dei bisogni personali. Eppure, a pensarci bene, non esiste loto senza fango. La crescita di questo meraviglioso fiore avviene a partire da un substrato melmoso, che a taluni può sembrare sgradevole. Allo stesso modo le nostre sfide e sofferenze, invece che essere un qualcosa da evitare, possono essere quella fertile base che induce lo sviluppo del nostro fiore personale. Il cammino è dunque quello dell’apertura alle difficoltà, che vengono affrontate per fini più alti

«Mi sembra lo stesso principio che avevamo discusso nei primi giorni: la gioia deriva dall’abbracciare il proprio mondo emotivo, con apertura e desiderio di scoperta.»

«Esatto, Gianni. È in questo modo che il nostro sentimento di benessere non deriva dalle fluttuanti soddisfazioni di bisogni momentanei, ma dal fatto che impariamo sempre maggiormente chi siamo e vogliamo donare tali risorse per il benessere collettivo.»

Umberto pensa al momento attuale; spera che tutti noi riusciamo ad abbracciare la sofferenza di questo difficile periodo storico, per trasformarla in un fiore stupendo.

 

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