Buio e Luce – Collaborazione e soddisfazione

Umberto tiene in mano una matita e chiede: «Gianni, hai idea quante persone abbiano collaborato alla produzione di questa matita?»

«Immagino molte!»

«Sai, per noi la matita ha una vita semplice. Andiamo in un negozio, la vediamo, la compriamo e la usiamo. Spesso la temperiamo fino a quando si esaurisce, molte altre volte la dimentichiamo in un qualche luogo e non la usiamo più. Eppure, se ci soffermiamo a pensare come sia arrivata nel negozio, notiamo qualcosa di straordinario.»

«A cosa ti riferisci?»

«Un’azienda ha lavorato sulla grafite, un’altra sul legno, un’altra ancora sul metterli insieme. Altre due diverse aziende hanno creato questo piccolo supporto metallico e la gomma che esso contiene. Una volta prodotta, dei trasportatori hanno permesso alla matita di arrivare ai luoghi dove sarà poi venduta, e finalmente giunge alle nostre mani. Gianni, molte aziende collaborano per la creazione di una singola matita. I dipendenti di tali aziende mangiano cibo prodotto da contadini, e nella vita quotidiana usano prodotti che arrivano ancora da altre realtà di produzione. Non riesco a trovare un confine al nostro legame. Questa è la realtà del mondo moderno: siamo tutti interconnessi

«Umberto, hai ragione: le realtà produttive odierne sono così complesse che il loro network ha una vastità di cui è difficile avere consapevolezza.»

«Sai, il principio base dell’economia capitalista moderna è il seguente: il perseguimento del successo personale ha influenza sul benessere collettivo e sulle possibilità di mercato. Quando il capitalismo è nato, tale era la visione dell’uomo: un essere sostanzialmente competitivo, che vuole gareggiare e primeggiare a scapito degli altri. Homo homini lupus. Eppure, si è pensato che una media sociale di tale istinto creasse condizioni che contribuissero allo sviluppo della società stessa.»

«È stato così, Umberto?»

«In parte. È innegabile che lo sviluppo industriale abbia migliorato le condizioni di vita di molte persone e che abbia concesso la soddisfazione di bisogni primari. Allo stesso tempo, molti lavoratori sono stati e vengono tutt’ora sfruttati, e nel percorso abbiamo scoperto che le risorse del nostro pianeta sono finite. Penso che ora abbiamo bisogno di un nuovo modello.»

«Come vedi dunque il lavoro nella nuova società di cui stiamo parlando?»

«Lo percepisco innanzitutto come un ambiente collaborativo. Le qualità dei singoli vengono esaltate e indirizzate in azioni che abbiano uno slancio vitale. La persona, con i vuoi valori e misteri, torna ad essere il centro e il fine del mondo economico: non è più alienata dalla sua realtà produttiva. Inoltre, operiamo insieme per produrre in modo sostenibile, che mantenga gli equilibri del pianeta. Bada bene, Gianni: questo comporta anche un cambio di prospettiva per i consumatori.»

«Cosa intendi?»

«Il mercato attuale si basa molto sui nostri appetiti e sul desiderio del nuovo, che ci viene instillato dall’industria stessa. Le aziende prosperano se vendono, e vendono se noi compriamo: in un qualche modo, dunque, deve essere in noi presente il desiderio di comprare. Le pubblicità che vediamo ovunque sono finalizzate a questo. Penso che il fine delle attività industriali possa mutare nella produzione di ciò che è necessario e utile all’uomo, e che noi stessi possiamo imparare il valore della soddisfazione.»

«Chiarisci meglio il ruolo della soddisfazione, per favore.»

«Abbiamo bisogno di un nuovo telefono, se quello che abbiamo funziona bene? Abbiamo strettamente bisogno di nuovi vestiti, se quelli che abbiamo ci coprono a sufficienza? Abbiamo sempre bisogno di nuove emozioni ed esperienze, se il motore della gioia è il senso di connessione con noi stessi? Gianni, penso che possiamo imparare ad essere grati di quanto già abbiamo. In questo modo non corriamo costantemente per soddisfare bisogni che non finiscono mai, costantemente rinnovati da nuove pubblicità.»

Gianni siede pensieroso e guarda la sua macchina per fare il caffè. Ha tanti anni: è arrivata al bar quando lui stesso aveva iniziato il suo lavoro da barista. Ne hanno passate tante insieme. Un modello nuovo sarebbe più efficiente, ma non susciterebbe in Gianni lo stesso senso di connessione che prova guardando quella vecchia compagna di avventure.

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