«Gianni, oggi iniziamo la nostra analisi su capitalismo e consumismo. Il mio intento è mostrarti, come il consumismo sia una forma mentis che vada al di là di azioni pratiche, e che influenza largamente il modo in cui percepiamo il mondo.»
«Cosa intendi?»
«Sai, con consumismo ci si riferisce spesso all’acquisto di beni materiali. Il focus sembra essere su oggetti, su un qualcosa che viene prodotto dal modello capitalista e che ci viene fatto credere di voler comprare, mediante opportuni strumenti pubblicitari. Ebbene, secondo la mia prospettiva, il consumismo è qualcosa che va ben al di là di questo. Gianni, perché compriamo oggetti?»
«Beh, immagino per necessità.»
«La necessità è sicuramente una forza motrice. Se voglio piantare un chiodo nel muro, necessito un martello. Se desidero cucinare delle pietanze, necessito una pentola. Eppure, a volte la nostra tendenza all’acquisto va al di là della necessità. Pensa ad un guardaroba già pieno di vestiti, che viene arricchito con nuovi capi. Pensa ad uno smartphone perfettamente funzionante, che viene sostituito con un modello più nuovo. Che altre forze senti?»
«Immagino che siano delle spinte emotive, un qualcosa che vuole farci sentire cool nel gruppo di cui facciamo parte. Oppure, soddisfazione di altri desideri emotivi nati dall’esposizione a pubblicità.»
«Bravo, Gianni. Dietro molti acquisti non vi sta la soddisfazione di necessità materiali concrete, ma più l’assecondare forze emotive che sentiamo operare dentro di noi. Eppure, se ben ci pensiamo e se ben ci sintonizziamo con noi stessi, possiamo renderci conto di come questo modello vada oltre il mondo degli oggetti materiali.»
«Questo è un punto che sono curioso di capire meglio.»
«È presto fatto. Per farlo al meglio, desidero introdurti un importante concetto che ho letto nel libro “The Sane Society”, di Erich Fromm. Si tratta del concetto di carattere mercantile.»
«In cosa consiste?»
«Secondo l’autore, ognuno di noi ha il proprio carattere individuale, plasmato dalle esperienze di vita. Allo stesso tempo, per il semplice fatto che facciamo parte e cresciamo in una specifica società, tendiamo anche a confrontarci con quello che Fromm denomina il carattere sociale. Questo termine si riferisce a quell’insieme di aspetti comportamentali e cognitivi, che fanno sì che una persona ben si adatti alle richieste di una specifica società. Secondo Fromm, l’essere umano ha delle necessità di base che derivano proprio dalla sua condizione umana; quanto una società rispetti tali esigenze e quanto costruisca un carattere sociale che sia ad esse allineato, determina quanto sana tale società sia.»
«Come si collega il carattere sociale al carattere mercantile?»
«Il carattere mercantile è un determinato carattere sociale, che ha preso sempre più forza con l’avvento e lo sviluppo del capitalismo. Gianni, l’essere umano è un individuo straordinario: la sua crescita e la sua completezza sono i principi base che hanno dato motivazione alle spinte umaniste. Eppure, cosa diventa l’uomo nella cornice capitalista? Un insieme di qualità, il cui valore è determinato da quanto sia spendibile sul mercato. Pensa ad un adolescente fantastico, che legge Topolino e sogna di andare sulla Luna. Se non indossa le ultime scarpe alla moda, può essere poco accettato dal mondo dei coetanei e sentirsi così escluso. Pensa ad una ragazza stupenda, vitale, con grande spirito di curiosità e stupore per il mondo, che si sente poco apprezzata e poco guardata per via di qualche chilo di troppo; sai, secondo la società, per essere cool bisogna essere magre e snelle come le modelle.»
Umberto prende il bastone, lo picchia per terra e si alza in piedi. Prosegue: «Pensa alle chiacchiere superficiali, a tutte quelle interazioni che si aggrappano all’apparenza e che non si concedono il privilegio di andare in profondità, per voler veramente comprendere l’altra persona. Gianni, l’essere umano non è una cosa. Non è un muta-forma che deve fare i salti mortali per rendersi appetibile alle richieste che percepisce. Ciascuno di noi è un privilegio, ha un percorso unico ed è un diamante le cui sfaccettature non possono essere riprodotte. Se la nostra singola voce si perde nelle urla delle richieste di essere diversi, cosa ci rimane?»
Umberto si siede, mentre Gianni lo osserva. «Ti stanno a cuore questi concetti.»
«Mi sta a cuore l’uomo, la sua unicità, il suo desiderio di crescere in accordo a quanto sente e non a come dovrebbe mostrarsi. Mi sta a cuore il fatto che ognuno di noi possa sentire il suo valore a prescindere. Mi sta a cuore che l’uomo possa essere.»
Fuori dal bar il Sole splende, e balla un tango con la sua amica ombra.