«Umberto, spero che tu ti sia calmato e che ti senta maggiormente sereno.»
«Sì, Gianni. Sai, quando parlo del consumismo e come tenda a distorcere la nostra percezione del mondo, mi sento molto coinvolto emotivamente. Comunque, direi che siamo pronti per discutere una potenziale alternativa: l’arte di apprezzare quanto abbiamo. Ho una preziosa risorsa che vorrei condividere con te.»
«Quale?»
«Sto parlando del libro “The paradox of choice”, di Barry Schwartz. L’autore è uno psicologo che vuole rispondere alla seguente domanda: quanto la scelta è benefica alla salute fisica e mentale dell’essere umano? Le risposte a cui giunge sono molto interessanti. Una volta che le nostre necessità fisiologiche di base sono soddisfatte e riusciamo a muoverci nella vita esprimendo noi stessi liberamente, l’autore mostra come troppa scelta possa essere deleteria per la nostra salute. Fa anche un esempio molto interessante.»
«Sono curioso di sentirlo.»
«Un po’ di anni fa l’autore era andato a comprare un paio di jeans. Una volta entrato nel negozio, c’era una varietà di jeans molto ristretta. Ha preso un paio che, bene o male, sentiva che calzava meglio degli altri. Per i primi giorni e settimane, portare quel paio di jeans è stato difficoltoso. È stato necessario del tempo affinché il suo corpo e i jeans trovassero un’armonia tutta loro. Dopo svariati anni di utilizzo, i jeans erano diventati logori e l’autore è andato a comprarne un nuovo paio. Indovina cos’è successo.»
«Il negozio aveva chiuso?»
«Non ricordo se è andato nello stesso negozio o in un altro. Sta di fatto che, con l’evoluzione del mercato in quegli anni, c’erano molte più tipologie di jeans disponibili. Quelli elastici, quelli larghi, quelli aderenti, chi più ne ha più ne metta! L’autore ha girovagato un po’ di tempo nel negozio, ed è uscito con un paio di jeans che sentiva che calzavano molto bene. Eppure, non era soddisfatto.»
«Perché?»
«Per un motivo semplice: c’erano così tanti jeans, che non sapeva dire se quelli che aveva comprato erano quelli che calzavano meglio. Magari c’era un altro paio di jeans ancora più adatto per lui, che non ha trovato in quella offerta così ampia. Ecco un paradosso. Con il primo paio di jeans, l’autore si è dovuto adattare e ha dovuto aspettare del tempo affinché iniziassero a calzare bene. Nel secondo caso, l’esperienza oggettiva di comfort nell’indossare i jeans era migliore; eppure, l’esperienza soggettiva di soddisfazione era minore in quanto c’era il timore di essersi perso un paio di jeans migliore. Ecco il paradosso della società di oggi. C’è così tanta scelta su Netflix che non sappiamo se la serie o il film che guardiamo sono i più belli. Ci sono così tante possibilità di carriera che non sappiamo se il sentiero che abbiamo preso è quello giusto per noi. Gianni, quanta gioia lasciam che scorra via sul nostro tragitto, pensando che ci sia qualcosa meglio di quanto abbiamo?»
«Quindi, cosa possiamo fare, Umberto?»
«Penso che sia bene imparare ad essere soddisfatti di quanto abbiamo. Possiamo veramente goderci nuove potenziali scelte quando impariamo ad apprezzare quanto abbiamo ora. Ti consiglio vivamente di leggere il libro: l’autore fornisce molti spunti su come coltivare questi aspetti nella vita di tutti i giorni.»
«Sembra molto interessante, Umberto. Lo leggerò!»
«Molto bene! Domani parleremo di come possiamo coltivare un atteggiamento collaborativo.»