«Sai, Gianni, una conseguenza del modello capitalista è l’atteggiamento di concorrenza. Il perseguimento del bene del singolo/della singola azienda porta vantaggi alla società; infatti, questo tende intrinsecamente a livellare domanda e offerta, e a proporre servizi più vantaggiosi. Ho una domanda: come tale prassi si estende alle nostre altre aree di vita?»
«Immagino che la competizione tenda a manifestarsi anche in mondi che vanno al di là di quello economico.»
«Sì, spesso accade questo. Pensiamo ad esempio alla scuola. Il sistema di valutazione dovrebbe essere un semplice stimolo per lo studente, per comprendere il suo attuale stato di conoscenza e sapere come intervenire per accrescerla. Eppure, spesso il voto si trasforma da mezzo in fine, e c’è una competizione tra gli studenti per vedere chi prende di più. Eppure se ben ci pensiamo, nei colloqui di assunzione, il personale delle risorse umane è, di frequente, esplicitamente interessato alle capacità di lavoro in gruppo e di collaborazione del candidato.»
«Non sembra un paradosso, Umberto?»
«Alla fine, penso di no. L’interesse dell’azienda è prosperare, e può farlo se gli individui che la compongono comunicano in modo chiaro e sanno lavorare insieme. Allo stesso tempo, il rapporto con le altre aziende dello stesso ramo è di concorrenza. Collaborazione e concorrenza operano dunque in concomitanza su scale diverse. Collaboriamo con coloro che possono aiutarci, ci opponiamo a coloro che tendono ad avere i nostri stessi fini economici. Eppure, Gianni, penso che le sfide che affrontiamo oggi richiedano un cambio di paradigma.»
«A cosa ti riferisci?»
«Cambiamento climatico, malnutrizione globale, perdita di ecosistemi, alienazione dal mondo lavorativo e da noi stessi: queste sono tutte sfide che sapremo accogliere se mettiamo da parte il contrasto, e ci aiutiamo a vicenda nel trovare soluzioni. Per secoli le dinamiche umane hanno fatto prosperare alcuni a scapito di altri: i padroni a scapito degli schiavi, i detentori del capitale economico a scapito di coloro che erano sfruttati per accumularlo. Ora, siamo tutti esposti a grandi cambiamenti, ed è un’ottima occasione per imparare ad agire insieme.»
«Cosa posso fare io, come singolo individuo, per favorire questo cambiamento e questa transizione?»
«Gianni, penso che il principio basilare sia trasformarci in ciò che desideriamo che il mondo sia. Se vogliamo che un atteggiamento collaborativo prevalga su quello competitivo, è bene che indaghiamo noi stessi e valutiamo quanto questi due atteggiamenti fanno parte delle nostre vite. Potremmo scoprire che ci comportiamo più competitivamente di quanto immaginavamo, o viceversa. Una volta compreso il nostro atteggiamento, possiamo indagarne le intenzioni positive e gradualmente indirizzarlo verso la collaborazione.»
«Come posso, concretamente, nutrire un atteggiamento collaborativo?»
«Di questo parleremo domani, affrontando i concetti di connessione ed interdipendenza.»