Buio e Luce – Un sentimento di fratellanza

«Buio e luce, Gianni. La danza degli opposti. La filosofia Taoista parla del mondo delle diecimila creature, la cui continua evoluzione ed alternanza è governata dal principio unificante del Tao. Eppure, appena parliamo del Tao e cerchiamo di confinarlo nelle gabbie delle nostre parole, ecco che ci sfugge.»

Umberto sedeva sulla sedia, dondolandosi in equilibri precari con elevato rischio di caduta.

«Umberto, non vedo come questa riflessione filosofica ci aiuti con il tema di oggi: la connessione e la fratellanza.»

«Eccome ci aiuta! Sai, a volte il mondo mi sembra crudele. Penso a quei cuccioli di animali che, proprio perché piccoli e indifesi, sono più facilmente assaliti dai predatori. Penso a tutte le guerre che ha combattuto l’uomo, e che ancora combatte. Penso alle nostre offese, al mancato rispetto verso la Natura. In poche parole, ponendo il mio focus sull’ombra tendo a scordare l’esistenza della luce. Eppure, la luce deve essere altrettanto presente, affinché l’ombra possa mostrarsi. Pensa a tutti gli atti di aiuto disinteressato, agli animali e piante che collaborano e così rendono rigoglioso l’ambiente in cui viviamo. Pensa a tutte le meraviglie che ha creato l’uomo, e alla bellezza di un paesaggio naturale. Sì, buio e luce ballano un tango.»

«Un tango?»

«Sì! Pensa a quelle danze in cui i ballerini sono così in armonia, che sembra siano un tutt’uno. La luce ha bisogno del buio per essere definita, e il buio altrettanto necessita la luce per essere presente: due elementi, così contrastanti, alla fine sono un tutt’uno in quanto si definiscono a vicenda. Niels Bohr disse una frase molto saggia: “Ci sono due tipi di verità: le verità semplici, dove gli opposti sono chiaramente assurdi, e le verità profonde, riconoscibili dal fatto che anche l’opposto è a sua volta una profonda verità“.»

«Non capisco.»

«L’abbiamo già visto con le emozioni, Gianni. Un eccessivo piacere, basato sulla soddisfazione di bisogni materiali, può trasformarsi in dolore e sofferenza. Pensa al peso sullo stomaco dopo una mangiata colossale! Altre volte, il pianto può irrigare la nostra anima e far crescere nuove, splendide manifestazioni del nostro essere. Se il mutamento è la norma, limitiamo noi stessi definendo la luce come luce e l’ombra come ombra: in entrambe c’è il seme del reciproco. Ogni guerra è un occasione per la pace, ogni successo ha il seme di una potenziale crisi che può condurci a percepire nuovi risvolti della luce, che altrimenti non avremmo notato. Da qui nasce la fratellanza.»

«In che modo?»

«Tutti, siamo, buio e luce. Questi due elementi danzano in noi, creando luminosissimi picchi e tenebrosi antri. La gioia, Gianni, non può basarsi solamente sulla luce: coglierebbe solo una parte della verità. La nostra gioia collettiva, dunque, emerge come trascendenza di buio e luce: un’accoglienza di queste due forze, che vengono usate per comprenderci e aiutarci nel nostro comune cammino di esseri umani. È solo accettando il nostro buio, e riscaldandolo, che possiamo far sbocciare il seme della luce in esso presente. È solo abbracciando la nostra luce, e lasciandola splendere, che possiamo far sì che il buio che si cela in essa si manifesti e agisca come combustibile per nuovi, brillanti, riflessi. A volte, non è semplice compiere questo cammino da soli. Tutti noi, come compagni di viaggio, possiamo aiutarci a vicenda. Possiamo ricordarci che, dove c’è buio, c’è anche un seme di luce. Possiamo comunicarci che, dove c’è luce, un nuovo buio è in attesa per donarci l’occasione di splendere ancora di più.»

«Umberto, mi permetto un appunto. Per quanto tu parli di buio e luce come forze reciproche, mi sembra che l’enfasi sia sempre e comunque sulla luce. In poche parole, il buio può trasformarsi in luce; la luce, a sua volta, contiene semi di buio che possano farla splendere ancora di più. Non trovi che tutto questo sia sbilanciato nella direzione della luce? Non vedo equità, se entrambe sono veramente realtà profonde.»

«È un’ottima domanda, Gianni. Affidiamoci alla Natura e all’Universo, per trovare una risposta. Il percorso evolutivo del tutto ha sempre visto l’opposizione di due forze contrastanti, Logos e Caos: una forza ordinatrice e una forza distruttrice. Quando Logos interviene per porre ordine e per creare, Caos subentra e scombussola i piani. Come sarebbe la Natura, con solo aspetti creatori e nessuna tendenza distruttrice? Ci sarebbe solo vita, e non morte. Le piante sarebbero sempre verdi, le specie prolifererebbero. Eppure, in questo scenario, vi sarebbe una staticità che perpetua se stessa. Non vedo evoluzione: il mondo, appagato di se stesso, si replicherebbe nel tempo come copia della versione precedente. È il Caos che consente al Logos di trovare nuove vie per esprimere se stesso; questo è un qualcosa che il Logos, da solo, non potrebbe fare. Allo stesso tempo, se il Caos fosse lasciato libero di agire senza che il Logos creasse nuove espressioni, avremmo un ammasso indefinito di particelle elementari senza direzione né meta. Eppure, come evidenza, possiamo notare che le particelle elementari si combinano per creare elettroni, protoni, atomi, molecole, complessi biologici, la vita, noi. Come può il solo Caos generare questo, senza che il Logos lo accolga per elevare se stesso? L’entropia, in fisica, è quella grandezza che definisce la spontaneità dell’evoluzione dell’universo: l’universo evolve in quella direzione in cui l’entropia aumenta. Cos’è, microscopicamente, l’entropia? Ella è la somma dei modi in cui qualcosa può manifestarsi. Eppur, essa non è disordine, perché a volte l’entropia ordina: pensa alle molecole che si dispongono in un cristallo, pensa ai pastelli che, per stare nell’astuccio, si dispongono ben in linea. Se ci guardiamo intorno, vediamo sia Logos che Caos; eppur, ammirando alberi, tramonti, sorrisi e lacrime, notiamo che la bellezza emerge dal tutto che coopera per esprimersi a livelli ancora più alti. Ecco, dunque, Gianni, la mia risposta alla tua domanda. Non penso che la luce vinca sul buio, per un semplice motivo; vincendo, ella perderebbe. La tensione vitale ci fa esprimere e scoprire in nuovi modi, ed è solo la danza di buio e luce che ci consente di ballare. Se la tendenza dell’universo è massimizzare il numero di modi in cui può esprimersi, ecco che la forza unificante ha bisogno di cadute, per trovare nuovi moti di scoperta. Se l’esplorazione è la norma, buio e luce si tengono la mano e camminano insieme in quella direzione; noi, come esseri umani, possiamo farlo lo stesso, perché insieme troviamo più modi di manifestarci che da soli. Amandoci, liberiamo più potenziale che odiandoci, anche se a volte l’odio è necessario per far sgorgare nuovi amori e nuove espressioni.»

Buio, e luce, danzano. Come due vecchi amici, si sostengono in quel meraviglioso cammino che è l’esplorazione dell’uomo e delle sue possibilità.

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