Buio e Luce – Vivi nella curiosità

«Sai Gianni, la vita è un mistero. Chi s’illuda d’avere il controllo su alcunché, prima o poi, scopre che ci sono forze ed eventi di ampia portata, in grado di rivoluzionare tutto. Per questo è importante essere curiosi.»

Gianni era dietro al bancone, intento ad avviare la sua fedele compagna di avventure lavorative: la macchina per espressi. All’accensione, un insieme inebriante di suoni inonda il locale e impone l’attenzione. Nota marginale: il roboante stridore metallico copre anche il suono dell’efflusso arioso di provenienza anale di Gianni (una scoreggia), che il barista aveva cercato ostinatamente per minuti di trattenere. Senza successo.

Umberto prosegue. «Personalmente, il pericolo più grande che percepisco è il pensiero di essere approdati da qualche parte, in un luogo sicuro. È lì che si rischia di chiudere i propri sensi e di pensare che si conosce come funziona il mondo. Invece che badare a quello che percepiamo, ci focalizziamo su quanto già sappiamo e non facciamo altro che ribadirlo con ostinazione. Non facciamo più esperienza del mondo, ma solo di quello che pensiamo che sia: invece che navigare nel mare delle possibilità, ci chiudiamo nei recinti delle certezze.»

«Qual è dunque il ruolo della curiosità?», chiede Gianni.

«Curiosità è tornare ai nostri sensi e rendersi consapevoli che non sappiamo tutto, nemmeno su noi stessi. È ascoltare i segnali del nostro corpo e del mondo, è stupirsi di fronte ad un’alba e rimanere fiduciosi di fronte ad un tramonto, con la consapevolezza che il Sole sorgerà nuovamente. È sapere di essere sostanzialmente ignoranti, e farne motivo di vanto piuttosto che di carenza.»

«Va bene, va bene. Ma come possiamo coltivare questa qualità, in pratica?»

«Osserva le tue linee di pensiero, quanto tendono ad essere abitudinarie e quanto invece spaziano nuove zone. Osserva i tuoi comportamenti, con dolcezza, e cerca di capire quali sono le forze motrici che ne stanno alla base. Osserva gli altri con sensi e cuore aperti: invece che cercare di confermare l’idea che hai di loro, fatti stupire da quei lati che non ti eri ancora messo in grado di cogliere.»

«Di te, Umberto, ho già colto da parecchio tempo che sei un gran minchione. C’è dell’altro da percepire?»

Il vecchio docente ride e, per caso o fatalità, anche lui inebria l’impianto olfattivo di Gianni con remote molecole che risiedevano nel suo retto.

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