«Quando un nuovo giorno inizia, si pensa frequentemente che il suo svegliarsi sia collegato al sorgere del Sole. Eppure, ci sono un’ampia serie di sensazioni che accompagnano l’inizio di un nuovo giorno: la melodia del cinguettio degli uccellini, il dolce profumo della colazione, il tepore delle coperte adagiate sul proprio corpo. Può capitare che nella routine dimentichiamo tutte queste benedizioni, e questo avviene perché smettiamo di ascoltare.»
Umberto è seduto su una sedia, nel bar di Gianni. L’amico barista è intento a discutere con la macchina che spreme le arance, che si è probabilmente inceppata per l’azione di qualche coriacea scorza. Il proprietario del locale getta la spugna, sia metaforicamente che nella pratica: il morbido tessuto imbevuto di succo d’arancia attraversa lesto l’aria e atterra nel lavandino, dove sarà successivamente pulito.
«Umberto, capisco che è importante mantenere i nostri sensi ben aperti. Ma alcune percezioni non corrono il rischio di essere ripetitive, e dunque il cervello ben agisce nel porle in secondo piano?»
«Non sono forse ripetitivi anche i nostri timori, i pensieri che attraversano la nostra rete neurale e le mille piccole cose in cui ci perdiamo e che ci allontanano dall’essenziale? Il cervello bada più alle nostre paure e alle nostre ambizioni, che alla melodia del mondo, perché noi agiamo in modo che i primi risultino più importanti. Se ci fermassimo ed ascoltassimo, anche la nostra scala di priorità cambierebbe.»
«Consigli dunque di spalancare i nostri sensi al mondo?»
«Amico mio, non do consigli: condivido solo riflessioni. A me sembra che, più mi smarrisco nei miei pensieri, meno sono disposto ad ascoltare quello che il mondo può insegnarmi di nuovo. Più mi baso su quello che penso, più tendo a distorcere la realtà e la vedo per come vorrei che fosse, invece che per come è. La mia limitata esperienza mi porta a dire che, se nell’esperire il mondo frappongo tra me e le porte dei sensi la limitata concezione di chi sono, non mi do la libertà di diventare chi posso invece essere.»
«Quello di cui parli sembra un inno all’apertura.»
«Quanto ho appena detto conclude i nostri discorsi dei mesi passati, sulla crisi della società attuale e su cosa possiamo fare per portare un nuovo atteggiamento. Negli ultimi due incontri e oggi, ho condiviso il riassunto più pragmatico e completo che sono stato in grado elaborare. Si traduce in poche parole: ama ora, vivi nella curiosità, cresci nell’ascolto. Se c’è questo, immagino che il resto venga da sé.»
«Dunque le nostre considerazioni sono finite? Non ci troveremo più a parlare di questi temi?»
«Oh, certo che ci troveremo. Per bere caffè, giocare a briscola e mettere in pratica tutto quello di cui abbiamo parlato. Domani verrò qui con una torta, per celebrare la conclusione di questi nostri giorni di considerazioni e discorsi. Poi la vita ci chiamerà al duro ed entusiasmante compito di vivere all’altezza di quello che crediamo giusto.»
La luce del Sole entra timida dalla vetrata del bar e illumina il tavolino ove Umberto e Gianni siedono, donando chiarezza e calore.