«Gianni, c’è una forza molto importante nel processo di cambiamento.»
Oggi niente intermezzi sulle attività dei due amici; sono già seduti al bar che bevono un caffè e parlano.
«Quale, Umberto?»
«Ieri abbiamo visto che il cambiamento della società può essere promosso a partire dal cambiamento degli individui che la compongono. Ebbene, la luce che può guidare nel costante mutamento è quella della consapevolezza.»
«Sono curioso di sentire di più.»
«Gianni, nel corso della mia vita sono giunto a realizzare una cosa: sono più impegnato a disimparare che ad apprendere cose nuove. Immagina di avere una soffitta piena di cose vecchie e che, al momento, non rivestono alcuna utilità nella tua esistenza. Se volessi portare qualcosa di nuovo in soffitta, cosa faresti prima?»
«Beh, se non c’è spazio per cose nuove, mi sembra che sia inutile che io le porti. Penso piuttosto che sia bene svuotare la soffitta dalle cose vecchie, e poi portare quelle nuove.»
«Esatto. Non cambia molto con la nostra mente. Nel corso degli anni accumuliamo una serie di idee, concetti, convinzioni, che in modi più o meno consapevoli governano la nostra vita di tutti i giorni. Senza un attento esercizio della consapevolezza, i giorni passano uno uguale all’altro, in cui agiamo con schemi prefissati che abbiamo preso per veri.»
«Intendi dire che, se non ci rinnoviamo ogni giorno, viviamo con le idee di ieri?»
«Esatto. Il pensar di sapere o di conoscere ci fa chiudere al nuovo e a possibilità di apprendimento. Se penso che qualcosa possa essere definito solo in un certo modo, non mi do la possibilità di esplorare altre vie percettive.»
«Dunque, Umberto, cosa possiamo fare? Sento odore di nuovi paradossi…»
«No, Gianni, quella era la peperonata di ieri. Chiedo scusa. Comunque sì, hai annusato bene: c’è un altro paradosso in vista. Eccolo: il cambiamento è figlio dell’esercizio della consapevolezza. Invece che cambiare, è bene che ci focalizziamo sul lasciar andare, cosicché il cambiamento possa emergere spontaneamente.»
«Insomma, se voglio cambiare, è bene che eviti di focalizzarmi sul cambiamento stesso, ma che prenda consapevolezza dentro di me delle ragioni che si oppongono al mutamento.»
«Sei in forma oggi, vecchio barista. Proprio così. A volte non vediamo quelle trame invisibili che si celano dietro le nostre azioni. Che siano vecchie ferite, vecchie idee prese da altri ma non allineate alla nostra esperienza, o schemi arrugginiti: essi agiscono senza che li vediamo. Ecco che il nostro ruolo è scovarli, con spirito di scoperta, gioia e intento di comprensione e accoglienza. È bene che comprendiamo la loro intenzione positiva.»
«Intenzione positiva?»
«Oooh, sì: questo è un concetto molto importante. Ne parliamo domani.»
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