«Gianni, c’è una qualità che, nella società moderna, diventa sempre più carente: quella dell’ascolto.»
I due amici sono seduti ad un tavolino del bar. Umberto aveva pronunciato quella frase inaspettatamente, mentre l’amico barista stava guardando vecchie foto scattate in quello stesso locale.
«Umberto, ieri mi avevi detto che avremmo parlato proprio di questo atteggiamento. Sono curioso di sentire qualcosa in più.»
«Ti faccio subito un’esempio. Come sai, ho insegnato per tanti anni fisica all’università della nostra bella città. Eppure, ora che sono in pensione, ho la sensazione che molti aspetti della fisica non li ho ancora capiti. Tutto quello che pensiamo di sapere è una frazione infinitesima di quello che possiamo comprendere. Dunque, l’ascolto è una forza che ci ricorda costantemente quanto poco sappiamo e quanto più potremmo imparare, se solo siamo umili e ci apriamo all’ignoto.»
«Posso ben immaginare quello di cui stai parlando. Viviamo in un mondo sempre più complesso, in cui il corpo della conoscenza cresce costantemente a ritmi vertiginosi. Per esempio, in questo momento sediamo su due sedie che io stesso non saprei fabbricare. Abbiamo bevuto caffè prodotto dall’altra parte del mondo, usando tazzine che a loro volta vengono da un altro lato del globo. Siamo tutti interconnessi e interdipendenti.»
Umberto sorride e annuisce: «È vero. La nostra interconnessione e interdipendenza può essere una forza che ci fa aprire, e che ci permette di affrontare il mondo con curiosità. Allo stesso tempo, è bene che ci ricordiamo del nostro mondo interiore. Anche lì l’ascolto può essere una forza trasformatrice molto potente. Ricordi gli esempi di ieri?»
«Sì: tutte le persone che hai citato hanno abbracciato se stesse nel momento presente, e hanno cercato di carpire l’intenzione positiva delle loro azioni.»
«Esatto, Gianni. Per quanto riguarda il mondo personale, l’ascolto è l’atteggiamento con il quale abbracciamo il momento presente, con compassione e amore. In questo modo creiamo terreno fertile per il cambiamento, affinché le nostre risorse possano emergere. Anche questo aspetto è molto importante: è bene che le soluzioni che emergono vadano al di là della pura razionalità, e abbraccino invece tutto l’essere.»
«Vorrei comprendere un po’ meglio questo ultimo aspetto.»
«Ti accontento subito. Quando ci apriamo a noi stessi con amore e compassione, lasciamo gradualmente emergere l’intenzione positiva dietro le nostre azioni. Se cercassimo tale intenzione con la pura razionalità, non abbracceremmo quel lato di noi che è più irrazionale e inconscio. Penso di avere un esempio per chiarire meglio questo concetto.»
«Vai, dimmi», risponde il barista, proteso con il suo corpo verso l’amico per cogliere bene le sue parole.
«Immagina di partire alla ricerca di un tesoro misterioso, che si trova sulla cima di una montagna. Parti con vanga, piccozza: vuoi essere sicuro che, una volta giunto lì, puoi esplorare le profondità del terreno per trovare il prezioso reperto. Compi un cammino faticoso, inizi a fare buche nel terreno. Niente. Il tesoro non emerge. Pensi che sia nascosto bene, e cerchi più in profondità. Nulla ancora.»
«Caspita, è dov’è quindi il tesoro?»
«Ti siedi su una sporgenza rocciosa. Emergono rabbia e frustrazione, ma le accetti. Dici a te stesso che, tutto sommato, hai fatto un bel viaggio. Ti stai preparando a ripartire quando, all’improvviso, noti che la luce del Sole illumina una piccola fenditura nella roccia. Vedi qualcosa brillare: inserisci la mano nella fenditura ed estrai un vecchio orologio a cipolla. Aprendolo, trovi un foglio con il seguente messaggio: “Solo chi abbandona la pretesa di trovare il tesoro, ottiene il vero reperto”».
Umberto prende il suo bicchiere d’acqua e ne beve un sorso, poi continua: «Gianni, quel tesoro non poteva essere trovato con la forza. Semplicemente, il tesoro si faceva notare guardandosi attorno con curiosità e senza preconcetti. Lo stesso vale per noi stessi: aprendoci al momento presente, con curiosità e ascolto, lasciamo che le risposte di cui abbiamo bisogno emergano in modo spontaneo, senza forzarci a cercarle.»
I due amici guardano fuori dal locale, dove splende il Sole. La sua luce illumina la città deserta, donandole nuovi colori e rinnovato calore.
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